Il mancato sviluppo e la disoccupazione nel “SUD” non potrebbero dipendere soprattutto dalla classe dirigente locale? Proverbio: “Aiutati che Dio t’aiuta!”

Allegato 1 – il Sud maggio 2011-pag 2-3;Allegato 2 – il Sud_Luglio_2011-pag. 2-3;Allegato 3_ goletta_0707_5vele cilento;Allegato 4_ fascia costiera cilentana_ università -na;Allegato 5_ Trentova_TRESINO_gen 2012;Allegato 6__MACCHIA MEDITERRANEA_a seguire;Allegato 7_Calandrelli_Scienze_Terra;Allegato 8_ norme_attuazione_approvate;Allegato 9_ Progetto_provincia_ intervento litorale_ E.SIA.02;Allegato 10_ rapporto-ambientale-deliberazioni-della-giunta-regionale-agc-05;Allegato 11_ QUESTIONE MERIDIONALE;Allegato 12_ Mezzogiorno, Pasca, relazione completa

La spiaggia del POZZILLO di Castellabate è una delle tante risorse “danneggiate” nel Sud, per l’intervento dell’uomo. A confermarlo è il “vecchio” saggio che potrebbe ispirarsi tranquillamente a “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway.

Una riflessione sullo sviluppo e sulla disoccupazione nel MEZZOGIORNO è fondamentale ed urgente, partendo dalla CLASSE DIRIGENTE LOCALE.

Ci sarà un giorno in cui gli amministratori meridionali, invece di piagnucolare per avere qualche “spicciolo”,  si metteranno insieme, elaborando progetti di infrastrutture, utili allo sviluppo ed all’occupazione  non solo comunali, ma comprensoriali, e dando la possibilità anche all’imprenditoria sana ed onesta di avere meno burocrazia e più coinvolgimento nelle scelte?

Ho voluto fare qualche ricerca ed allegare alla presente riflessione ciò che ho ritenuto utile al dibattito, anche se le speranze sono legate ad un filo. A proposito,

 ci sarà un dibattito?

Della sensibilità mostratami dai Sindaci della Valle del Calore Salernitano  posso dire che nemmeno per “scherzo” hanno dato un’occhiata alla sollecitazione ed alla provocazione sulla viabilità ( e poi si parla di sviluppo), per cui sia la sollecitazione del giornale “il Sud” che un “pezzo” di  bozza di progetto stradale, elaborato dall’arch. Guida, non hanno avuto nessun riscontro, ma su questo ci ritorneremo.

 

La questione meridionale e la questione italiana.

La questione meridionale è una telenovela infinita. Il SUD è sempre lì : invece di crescere, va sempre peggio, con una classe dirigente locale che parla, parla e si piange addosso.

Il nostro giornale “il Sud” ( maggio 2011), partendo da un articolo del prof. Lino Buscemi,  realizzò un  reportage, su come i soldi, nel Mezzogiorno, o non venivano spesi oppure venivano spesi male (vedi – Allegato 1 – il Sud maggio 2011-pag 2-3), anche in quelle Regioni che reclamavano il loro saper fare. Successivamente, sul giornale  “Il Sud” continuammo ad incalzare  lor signori, per una risposta, ma tutto fu vano (vedi – Allegato 1 – il Sud_Luglio_2011-pag. 2-3).

La nostra conclusione fu che nel Mezzogiorno, l’economia e l’occupazione non ci sono soprattutto per la  sua classe dirigente  che, come dicevo sopra,  parla, parla, ma di concreto non realizza niente.

A tal proposito, un proverbio  dice: “Aiutati che Dio t’aiuta” . Non proviene dalla Bibbia,  eppure evidenzia che nelle difficoltà della vita è bene confidare in Dio, ma per risolvere i problemi è necessario darsi da fare ed essere animati da tanta buona volontà.

E’ chiaro che se ti lasci andare, se smetti di lottare, non ti accorgi neanche se qualcuno cerca di aiutarti; bisogna per prima cosa aiutarsi da soli per avere successo.

Non è che la classe dirigente del NORD ITALIA sia granché meglio, solo che è più furba e non si accontenta delle briciole, per cui punta su “progetti grossi”, dove la tangente è  maggiore.

Ma ritorniamo al nostro MEZZOGIORNO e parliamo dell’incapacità delle classe dirigente locale e regionale a definire un progetto che salvaguardi la costa campana, salernitana ed in particolare del Cilento, che il mare, un po’ alla volta, gli sta “cancellando”.

A tal proposito, in occasione di una passeggiata a Santa Maria di Castellabate, ho avuto il piacere e l’occasione di incontrare una persona straordinaria: un pescatore di quelli saggi, autodidatta, che parla con cognizione di causa, quasi in modo scientifico, dicendo cose convincenti e ricche di particolari. Questo bell’uomo  era un fiume in piena che parlava non solo di Castellabate,  Santa Maria,  San Marco,  soffermandosi in particolare sulla contrada Pozzillo, ma anche delle coste ed i danni che l’uomo arreca con i suoi improvvidi interventi.

Quando gli ho chiesto il perché voleva tanto parlare della spiaggia di Pozzillo, lui ha risposto:  “Perché questa zona era un fiore all’occhiello della costa cilentana, ma sono state fatte tante stronzate, con lavori, interventi sbagliati ed inutili, che hanno creato grossi danni non solo alla spiaggia del Pozzillo, ma all’intera costa..”

Ovviamente, non riporterò tutte le cose dette nella chilometrica chiacchierata, ma concentro la mia attenzione proprio su Pozzillo, perché mi ha tanto impressionato.

In sintesi l’amico pescatore ha detto:

<< Questa storia si può raccontare in due modi: uno breve e sintetico che riguarda oggi  ed un altro che riguarda gli anni ’60. San Marco di Castellabate, spiaggia del Pozzillo:, sabbia bianca, e, poi,  grande spiaggia, larga, con bagnasciuga, poi la passeggiata. Bisognava passeggiare tanto, per arrivare al punto in cui  l’acqua iniziava a salire e, poi, giù,  giù ancora a camminare e finalmente, a un certo,  punto anche il corpo poteva immergersi.

Era la spiaggia dei bambini,  era la spiaggia della sicurezza, era la spiaggia delle signore che con i piedi e le gambe nell’acqua guardavano i loro bambini giocare e chiacchieravano tanto, tanto. Insomma: era la spiaggia delle famiglie, e adesso? Ai giorni nostri, la spiaggia del Pozzillo non esiste più, per i primi 100 metri la rendono invalicabile: è la spiaggia, quasi, di solo pietre, ma non piccole pietre che potrebbero anche essere caratteristiche:  no, no, no, e poi no: pietre grandi irregolari che rendono impossibile una camminata e, per me, quella bella spiaggia è solo un ricordo.  Non parliamo quanto è difficile arrivare al secondo tratto di spiaggia dove ancora c’è la sabbia di una volta, ma la storia è già finita.

 La mia memoria mi porta a pormi delle domande: è la mano del mare? E’ la mano della natura? O quella cosa lì, che tutti dicono in televisione,  e cioè  il cambiamento  dell’ecosistema?

Oppure è la mano dell’uomo che con i suoi interessi procura danni per cui la spiaggia arretra e la sabbia scompare; mi chiedo: per esempio, perché non pensare ad un progetto serio che affronta il problema della correnti marine, della erosione della costa e della macchia mediterranea che sta scomparendo?

Progettare, quindi,  il risanamento ed il recupero della sabbia per tutta la costa cilentana significherebbe dare lavoro a tante persone e, poi, depurare davvero le acque che vanno a mare significherebbe anche arricchire il mare di pesci. Oggi, fare il pescatore significa fare la fame.

Allora mi domanda,  non è che per caso la colpa di questo lento ma inesorabile e,  quindi veloce depauperamento della sabbia sia dovuto alla costruzione di barriere o il  rafforzamento della banchina ha indotto  il mare a “mangiarsi” tutta la spiaggia di Castellabate?

 Allora mi chiedo ancora: non può essere che così come è successo a Santa Maria, San Marco, territorio dello stesso comune, in cui sono stati programmati diversi interventi, senza tener conto della natura del territorio hanno agevolato, quindi,  interventi innaturali che hanno creato depauperamento dei luoghi, per cui c’è stato  uno sconvolgimento ed un impoverimento  della spiaggia del Pozzillo?

 Per noi pescatori, una volta, quella spiaggia si poteva consigliare, anche perché si accedeva con tranquillità e le famiglie si godevano la più bella spiaggia del mondo.

Per la verità, tante costruzioni hanno “aggredito ed aggravato”  ancora di più la situazione. Oggi ci sono tante case e, poi, seconde case e, poi, ecc.

La carenza di controllo e l’incremento smisurato delle case hanno creato molti danni. Una volta c’era il desiderio del  “Mare Pozzillo”,  perché era pulito ed accogliente  e rendevano la zona turisticamente  accogliente.

Oggi, con chiunque parli si lamenta; non parliamo dei miei colleghi pescatori. Siamo diventati un paese senza identità che giorno per giorno peggiora.

 Quando chi comanda darà risposta chiare e ad ogni scelta corrisponderà un intervento tecnicamente possibile, senza provocare danni alla natura, allora vuol dire che  qualcosa, forse, è cambiata.

Insomma oltre alla buona amministrazione ci vorrebbe chiarezza e  trasparenza, con l’onestà intellettuale alla base di tutto.

Lo so che ai tempi miei le cose erano diverse, ma per la verità anche allora c’erano i disonesti, solo che si nascondevano bene e quando venivano scoperti non dico che si suicidavano, ma quasi, perché si vergognavano per aver violato la legge. Allora chi andava in galera era “ marcato a vita”  e scompariva dalla circolazione, adesso per la verità è quasi come una medaglia in positivo, per chi esce di galera, peccato.

Ma, al di là di tutto, mi auguro  che a partire dagli ombrelloni delle varie zone marine, si parta dal patrimonio storico e culturale del Comune di Castellabate. Dico tutto il Comune. Esso deve essere considerato la “ casa di tutti”  e gli amministratori si inventino  qualcosa che unisca proprio tutti , facendo del territorio un  riferimento forte alle tradizioni ed ai valori storici, culturali e tradizionali  di un  paese che è considerato da sempre meraviglioso >>.

Ho voluto sintetizzare questa chiacchierata, perché ritengo che occorra partire proprio dalle cose semplici, dai valori e da chi è abituato a rispettare le regole sociali, della solidarietà  e della convivenza, così come sottolinea il saggio pescatore:  tutto questo se davvero si vuole voltare pagina.

 Il racconto del saggio pescatore, autodidatta,  ma che citava Dante, Cicerone, i Promessi Sposi,   non ha nulla da invidiare ai cosiddetti “intellettuali, cosiddetti accademici”. Tutto questo può essere un momento di riflessione ? Lo spero, ma ho molti dubbi, perché nella nostra società sono in molti coloro che mettono il denaro davanti a tutto.

La Costa Cilentana è stata, per anni, oggetto di studio e di proposte di progetti, per questo alleghiamo alcune iniziative, in modo che ognuno possa dedicare un po’ del suo tempo per accrescere la propria conoscenza.

E’ così che il pescatore, nel corso degli anni si è “arricchito”, ovviamente di cultura e non di soldi, come, spesso, sottolineava.

Diceva anche che chi non legge è un “animale” che deve solo servire il padrone. 

 

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