Piaggine: un tempo paese di pastori, poi, una comunità che ha dato i natali, in Italia e nel Mondo, a talenti e professionisti illustri


L’elezione di Emidio Nigro
Quando ho appreso la notizia che Emidio Nigro,  professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni, era stato eletto Direttore del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, relativamente al triennio 2024-2027, dell’Università Federico II di Napoli, ho provato una grande emozione e un’immensa gioia.
Per prima cosa, saluto affettuosamente il prof. Emidio Nigro per il suo nuovo prestigioso incarico. A questo va aggiunto anche il piacere e l’orgoglio che le sue origini sono del mio paese: Piaggine, piccolo comune dell’Alto Cilento.
Perciò, chiedo scusa al professore Emidio, se parto da lui per parlare un pò di Piaggine e dei chiainari o piagginesi, a seconda di come si preferisce chiamare i suoi abitanti. Mi soffermerò anche su altri quattro concittadini che hanno avuto una risonanza nazionale ed internazionale: il maestro Biagio Bruno (1879 – 1965), l’on. Carmelo Conte (1938, residente ad Eboli), Angelo Patri (1876-1965) e Giuseppe Tardio (1834-1890). Ovviamente, mi scuso con i tanti paesani che, nati o originari di Piaggine, hanno avuto o hanno cariche prestigiose, come primari di Ospedali, ricercatori, dirigenti dello Stato e degli Enti locali: lungo sarebbe l’elenco di chi meriterebbe almeno una menzione.
Non oso cimentarmi su quale sarà il futuro lavoro e ruolo del prof. Emidio Nigro nel nuovo incarico, perché non ho esperienza in merito. Cercherò di “razziare” nell’articolo scritto dalla collega Eleonora Mele, per la rivista “ATENEAPOLI”, per l’informazione universitaria napoletana.
Eleonora Mele ha scritto: <<… Anche in questo senso va l’internazionalizzazione, parola “cara al Rettore e all’Ateneo”, già messa in atto con il percorso formativo interamente in lingua inglese della Magistrale in Ingegneria Strutturale e Geotecnica, e “magari promuovendo insieme al Dicea una Laurea Magistrale in lingua inglese in Civil Engineering di tipo più trasversale”. In sintesi le direttrici principali del mandato del prof. Nigro sono “partecipazione, coinvolgimento e collegialità” perché “tutti devono avere un ruolo e sentirsi parte di un progetto comune”. L’intera intervistaAllegato 1>>.
Piaggine e dintorni
Ritornando a Piaggine, cercherò di raccontare qualche aneddoto che riguarda la sfera personale di Emidio, quando da bambino frequentava Piaggine, il paese di nascita del suo papà  Francesco (Ciccio, al paese lo chiamano così).
Pertanto, Emidio mi perdonerà, se approfitto della sua elezione per fare un excursus sul nostro meraviglio paese.  Una vera e propria fucina di talenti ha origine con la generazione del papà Francesco. Mi riferisco, soprattutto, alla svolta accademica che ha distribuito professionisti dappertutto, al di fuori di Piaggine.
Penso che il prof. Emidio Nigro ricordi volentieri i luoghi di origine del papà. Sin da piccolo, quasi ogni estate, ha frequentato, con la famiglia il paese situato alle falde del Monte Cervati (la montagna più alta della Campania 1899 m/s).
Per la verità, la sua frequentazione di Piaggine, con la famiglia, è stata continuativa, perché si faceva visita al nonno Emidio, alla nonna Paolina ed agli zii. Quindi la sua presenza al paese c’è stata eccome, in tutte le fasi della sua crescita umana e di uomo di cultura.
Il ritrovo dei piagginesi a Capaccio Paestum
Ricordo un aneddoto, accaduto qualche anno fa. In attesa dell’inizio di una partita di calcio (Torneo della “Coppa Cervati”) con il papà stavamo avendo uno scambio di vedute, quando arrivò Emidio. Quello che, da subito, mi colpi fu la condivisione dell’dea sull’utilità delle radici, che non si devono scordare mai, perché ognuno di noi trova nella propria storia familiare il senso e il significato della propria vita, sin dal primo momento.
Non ricordo dove l’abbia letto, ma una frase recita così: “Le nostre origini, la storia della nostra famiglia sono come le radici di un albero: sono fondamentali, ci sostengono e danno nutrimento alla nostra identità”.
Non a caso i paesani si cercano. Noi piagginesi “traslocati” a Capaccio Paestum, spesso, ci cerchiamo e non è difficile ritrovarsi davanti al negozio-deposito di ceramiche e piastrelle di Franco Nigro. I compaesani più presenti che incontro sono: Franchino Di Perna (mio cognato), Mario Nigro (mio fratello), Tonino Scala, Alfonso Bruno, Carmelo Di Fiore, ma anche i “fratelli-concittadini” di Valle Dell’Angelo, come Emiddio Mastrandrea ed Angelo Rubano e tanti altri. Ci ritroviamo anche per raccontare aneddoti del paese e della nostra infanzia e giovinezza. Ovviamente non bisogna vivere di soli ricordi, ma i ricordi belli aiutano a vivere meglio.
L’amore per Piaggine e la nascita della Coppa Cervati
Il papà Francesco, come si diceva, non ha mai trascurato le sue radici di Piaggine e le ha tramandate al suo figlioletto Emidio che considera le radici, come riportavo sopra, molto importanti per l’esistenza di ognuno. Piaggine, come tutti i comuni della provincia di Salerno e del sud è stato colpito anch’esso dall’emigrazione e, come tutti i centri rurali, anche a Piaggine c’è stato un processo di spopolamento. Oggi i suoi abitanti sono  appena 1.152, un tempo erano circa 4 mila abitanti e più.
Non a caso Piaggine era considerato il comune più popoloso e più ricco della zona, con centinaia di migliaia di capi di bestiame (ovini e bovini). Man mano che la pastorizia è andata sempre più giù, con la quasi scomparsa dei pastori e  dei vaccari, si è impoverito sia per la popolazione che per l’economia.
Ritornando al professore Emidio Nigro, il fatto che veda nelle origini del suo papà Francesco un punto di riferimento fa di lui, oggi, una persona straordinariamente serena, ricca di doti intellettuali e morali e, ovviamente, con un alto grado di capacità professionale.
Oggi, Emidio non può che ritrovarsi nei ricordi belli e gioiosi da bambino, quando, con il papà Francesco e la mamma, professoressa Carmelina Esposito, raggiungevano nonno Emidio, nonna Paolina e gli zii a Piaggine, perché il suo papà, ogni volta che poteva, faceva una scappata al paese. E, poi, era quasi d’obbligo, durante l’estate, per tutta la famiglia ritrovarsi al paese. Per Francesco, soprattutto, erano momenti straordinari, incontrarsi con i suoi vecchi amici.
Il clou del ritrovo dei piagginesi, piccoli e grandi, è agosto, anche perché in questo mese ci sono molti feste religiose della tradizione popolare: il 5 agosto la “Madonna della Neve – Monte Cervati”, il 15 agosto la “Madonna dell’Assunta- Monte Vivo” e, poi il 23 agosto,Santa Filomena”. Tutte queste ricorrenze sono molto sentite e festeggiate dai Fedeli. Dal 2020 i fedeli di Piaggine sono guidati da don Ernesto Nunziata.
Questi festeggiamenti cattolici, per la gioia degli sportivi, si completano con una grande manifestazione di calcio, cioè la Coppa Cervati (letteralmente inventata, all’inizio degli anni ‘70, da Mario Nigro, Carmelo Arcaro, Michele Marra  e Franco Vertullo). Nei pomeriggi di agosto, tutti i vecchi amici di un tempo si ritrovano al campo sportivo, per fare il tifo per la Piagginese.
A proposito del torneo di calcio, un mio ricordo personale. Come ho accennato sopra, in occasione di una partita di calcio, incontrai l’amico Ciccio che aspettava il figlio Emidio, ormai, non più un bambino, ma un affermato professore di ingegneria all’Università di Napoli, ben conosciuto ed apprezzato nel mondo accademico e non. Emidio, come sopra accennato, fu davvero appassionante, perché si dimostrò una persona dolce e dialogante, un professionista che si esprimeva con tanta umiltà e sapienza ed anche con un tono di voce calmo e moderato. Mentre Emidio parlava il sottoscritto e il papà lo ascoltavamo affascinati.
Ovviamente al papà luccicavano gli occhi, perché era orgoglioso del suo “bambino” e del suo percorso di studi; oggi, un accademico rispettato da tutti. Emidio ne ha fatta di strada, al punto che, tra gli accademici italiani, è considerato una mente brillante, con una visione fuori dagli schemi. Tanto è vero che è stato chiamato a ricoprire una carica molto prestigiosa, quella di Direttore del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architetturaall’ Università  “Federico II” di Napoli.
Piaggine e la rivoluzione culturale dei giovani
Piaggine è un paese che ogni suo concittadino, in modo diretto o indiretto, sente nel sangue e sulla pelle, ovunque si trovi, così come succede a tutti quelli del Sud. Va anche detto che, negli anni del dopoguerra, ci fu un gran fermento. La generazione del papà di Emidio, Francesco Nigro, è stata uno di quelle da considerare straordinaria, perché  ha “prodotto” una vera propria rivoluzione culturale e professionale. Tantissimi giovani vedevano nello studio e nel mondo accademico un domani migliore. Da questo sono nati tanti talenti e professionisti straordinari, come Livio Antonini, Franco Bruno, Carmelo Bruno, Carmelo Conte, Silvio Cavallo, Guido D’Urso, Vincenzo Di Perna, Felice Domini,  Piero Marino, Antonio  Nigro, Albino Petraglia, Giuseppe Petraglia, Angelo Palmieri, Antonio Rizzo, Alessandro Vairo,  Cesare Vairo e tanti, tanti altri che adesso, mentre scrivo, non mi vengono in mente. Per questo, chiedo scusa e sono certo che mi perdoneranno, perché sono piagginesi e non sono stati meno importanti nella “rivoluzione culturale” del nostro paese.
Ai pastori ed ai vaccari, il seme del sapere e della cultura era stato inculcato e stimolato dal maestro Biagio Bruno (1879 – 1965). Una persona con un carattere non facile, un po’ capriccioso e volubile, ma di una straordinaria cultura per insegnare con un metodo didattico e pedagogico tutto suo ed a sue spese. A quei tempi, inizi del Novecento, realizzò un giornalino, “Puerilia”(cose infantili), che inquadrava le problematiche del territorio, nel periodo culturale-storico dell’Ottocento e del Novecento, tant’è che anche ai ragazzini meno abbienti, destinati alla pastorizia, all’artigianato ed al lavoro della terra, fece comprendere che la loro vita sarebbe cambiata, davvero, solo con la conoscenza e lo studio. I ragazzini di ieri, non avendo potuto studiare, ritennero che da “grandi”, lo avrebbero dovuto fare i loro figli. Ed ecco che i figli dei pastori, dei vaccari e del proletariato divennero ottimi professionisti, fino a coprire cariche molto prestigiose nella società dell’epoca.
Insomma, si verificava l’attuazione del motto: “Contadino, scarpe grosse e cervello fino”.
Il punto di partenza dei ragazzi dell’inizio del Novecento  fu l’insegnamento del maestro Biagio Bruno che, insieme alla matematica e alla grammatica, “trasformò” la storia di Pinocchio, narrandola a modo suo per tutti. Don Biagio, come veniva chiamato da tutti, era una persona estremamente ricca di cultura, tant’è che, negli anni ‘50 scrisse, in versione poetica, il romanzo “Le avventure di Pinocchio” (pubblicato nel 1883) di Carlo Collodi (pseudonimo del giornalista e scrittore Carlo Lorenzini). L’opera fu intitolata dal maestro Bruno, cioè dal “nuovo autore”, “Il Poema di Pinocchio”. La revisione del manoscritto è stato curata, in tutti i suoi dettagli, da Anna Maria Di Perna, con la pubblicazione, avvenuta non molto tempo fa, nel 2016.
Partendo dal buio del fascismo e, da uno stato di estrema povertà, nacquero sotto l’impulso anche di Don Biagio, tanti piccoli “imprenditori” che, grazie all’insegnamento del maestro, erano capaci di leggere, scrivere e verificare i numeri, aumentare, poi, i loro guadagni.
Alla stessa stregua del maestro Biagio Bruno, ci furono altri maestri e maestre che non di meno cercarono di stimolare la comunità a fare tesoro dei saperi e dello studio, tra questi ricordo il maestro Carmine Butrico e il maestro Piero Marino, persone colte, disponibile, cordiali e generose, molto vicino ai ragazzi, che amabilmente non si stancavano mai di raccomandare ad essi che il loro futuro era nello studio.
Un altro illuminato Emilio Petraglia, un  imprenditore che contribuì a dare l’energia elettrica a Piaggine e dintorni, ma anche un uomo di straordinaria cultura che era capace, bravo ed abile a fare pure un qualsiasi cruciverba.
Tutto questo consentì di dedicarsi alla pastorizia ed altro, con un approccio diverso, pensando di più al sapere ed alla cultura, stimolando anche tanti autodidatti. Molti, non avendo potuto studiare loro, puntarono tutto sui loro figli. Ed ecco la vera svolta di Piaggine: tanti giovani si iscrissero all’università, per cui le famiglie cominciarono a guardare ad un futuro diverso, perché i loro figli, un giorno, sarebbero stati dei dottori. Questa generazione diede anche una grande spinta sociale ed economica, per cui a Piaggine si determinò un grande entusiasmo in tutto il paese. Quasi in ogni famiglia c’era uno studente, per cui si guardava alla cultura ed al sapere in modo diverso. L’entusiasmo coinvolgeva tutti, genitori e parenti. Questo gruppo di giovani diede anche vita ad una squadra di calcio che, spesso, capeggiava il girone di appartenenza.
In provincia ed anche in Campania, la squadra di calcio Piagginese era molto considerata, al punto che una promessa del calcio napoletano, un certo Vitiello, scelse di venire a giocare nella Piagginese. Questo aneddoto lo voglio davvero ricordare. La Piagginese perdeva in casa 1-0 ed il presidente, se non ricordo male, Palmieri, dagli spalti lo chiamo e gli gridò: “Vitiello, per ogni gol che segni, per te ci sono 5 mila lire”.
Fece tre gol ed alla fine la Piagginese vinse 3 ad 1. Vitiello guadagnò 15 mila lire. Purtroppo, come tanti campioni, non era con la testa a posto e si perse. Al tal proposito, il papà di Emidio, Francesco, era un bravo centro-mediano, cosi li chiamavano allora, in campo dava sempre il massimo. Dietro di lui giocava uno straordinario difensore, Luigi Corvo. Peccato che era avanti con l’età. L’avremmo visto sicuramente calpestare i campi dei giocatori professionisti. Ho qualche dubbio che si sarebbe lasciato coinvolgere, perché amava molto la sua bottega di calzolaio. Persona straordinaria, con la testa a posto, che considerava il calcio solo un divertimento della domenica, così come pure i suoi compagni di squadra.
Piaggine e la scintilla di una generazione
Va anche detto che il grande merito di questa generazione post guerra è stata di esempio anche per la generazione   successiva, stimolando i giovani ad essere come loro. Insomma hanno lanciato un seme contagioso che ha inciso molto, soprattutto sulla classe lavoratrice, dedita alla pastorizia ed alla terra. Infatti, molti altri giovani si sono dedicati allo studio con profitti eccellenti, generando brillanti professionisti, come avvocati, medici, farmacisti, docenti. Nel corso del tempo, essi hanno ricoperto anche molte cariche prestigiose nella vita sociale provinciale e non solo.
Tra i funzionari di Stato e amministratori ai vari livelli, viene annoverato anche un Ministro della Repubblica, Carmelo Conte.
Le donne nel mondo contadino e non
Da Piaggine a Piaggine, come in tutto il mondo, le donne hanno avuto sempre un grande ruolo nella fase dello sviluppo della pastorizia e della coltivazione della terra. La donna, come moglie, era il fulcro dell’economia e dell’equilibrio interni alla famiglia, della cui gestione era responsabile indiscussa; ma i suoi ruoli non si esaurivano in questo impegno: nei campi svolgevano lavori agricoli, come la spigolatura, la vendemmia, la raccolta delle olive, in cui essa aveva un ruolo fondamentale. Senza per questo tralasciare le usuali incombenze quotidiane.
Inoltre, a Piaggine la cultura sinergica della famiglia era molto forte e la donna era al centro con tutti i suoi diritti. Parliamo già dell’inizio del Novecento, cioè molto prima che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007, avesse istituito la giornata del 15 ottobre, per ricordare la donna rurale, con la Risoluzione 62/136 per riconoscere: “il ruolo chiave delle donne rurali nel promuovere lo sviluppo rurale e agricolo, contribuendo alla sicurezza alimentare e allo sradicamento della povertà rurale”.
Poi, arriva la svolta, come in ogni parte d’Italia e nel Mondo. La donna diventa libera di scegliere il proprio destino e di intraprendere qualsiasi percorso professionale, come la scelta dello studio e, quindi, gli straordinari successi nel mondo accademico.
Oggi ci sono molte donne di Piaggine o originarie del nostro paese, in Italia e non solo, che sono primari di ospedale, avvocati, insegnanti, farmaciste, funzionari in importanti Enti pubblici, docenti universitari, ecc.. Così, come dicevo sopra, purtroppo la conoscenza e la memoria non mi aiutano a ricordare e riportare tutte le donne che meriterebbero almeno una menzione.  Il dibattito è aperto e, l’esigenza di cercarsi è forte. Si veda, a tal proposito, anche  il linkApp su Facebbok: … Sei di Piaggine…. Il futuro dei paesani è dietro l’angolo.
Carmelo Conte: un figlio di Piaggine che diventa Ministro della Repubblica
I successi politici di Carmelo Conte sono stati tanti, fino al raggiungimento della carica di Ministro della Repubblica. Si laurea in Legge in tre anni e due sessioni, con il massimo dei voti. Inizia, poi, a fare l’avvocato ed anche politica, come segretario provinciale Psi, Sindaco di Eboli, Consigliere e Assessore Regionale, nel 1976; successivamente nel 1978 è Vicepresidente della Giunta Regionale, responsabile nazionale del Dipartimento del Mezzogiorno del Psi, dal 1981 al 1988. Membro della Segreteria nazionale del Psi dal 1983 al 1989. E’ parlamentare per quattro legislature. Ricopre incarichi di Governo, prima, nel 1980, come Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega per la Cassa del Mezzogiorno, nel governo Cossiga II, e poi, come Ministro per le Aree Urbane.  Sul piano legislativo, è stato autore di importanti leggi, tra queste ricordiamo la legge 64/86 per lo sviluppo del Mezzogiorno, la  legge 465/90 per i Mondiali di Calcio 1990, la legge 211/92, sui trasporti pubblici di massa – Metropolitane; la legge 490/92, a sostegno dei consorzi per l’esportazione delle piccole e medie imprese. Ha scritto diversi libri: L’avventura e il seme (1993), Sasso o coltello (1994), Dal Quarto Stato al Quarto Partito (2009), Dialoghi nel Tempo (2010). Il suo ultimo libro si intitola Il vento del Sud. Il moto della storia.
Il Consiglio comunale di Piaggine, nella seduta del 21 agosto 2022, con la partecipazione di molti cittadini e quella delle delegazioni dei comuni dell’Alto Cilento, nella persona del Sindaco Renato Pizzolante ha consegnato la cittadinanza onoraria a Carmelo Conte, un bel gesto di riconoscenza ed affetto dell’attuale Amministrazione, per un suo figlio che ha rappresentato e portato Piaggine nelle alte istituzioni del Paese.
Come accennavo prima, colgo l’occasione dell’elezione di Emidio Nigro, per ricordare altri talenti originari di Piaggine. Mi riferisco, in particolare, ad altri due compaesani, dopo Don Biagio e Carmelo Conte, che, nel corso degli anni, hanno lasciato davvero un segno. Ce ne sarebbero stati molti altri che adesso mi sfuggono. Mi limiterò a  ricordare le figure di Giuseppe Tardio (1834 -1890) ed Angelo Patri (1876-1965). Tutto questo anche per questione di spazio. Tuttavia, penso che sia giusto soffermarsi su  di loro e su ciò che hanno rappresentano per Piaggine, nella storia d’Italia e non.
Giuseppe Tardio: un rivoluzionario definito “Brigante”
Giuseppe Tardio (  Piaggine, 1º ottobre 1834 –  Favignana, 6 giugno 1890 – avvelenato in carcere), avvocato, valutato come uno dei maggiori esponenti politici salernitani dell’’800. Fu considerato un “Brigante” ( termine improprio per i propositi di Tardio) dallo Stato Sabaudo; era invece il comandante di una formazione che contava centinaia di partigiani, combattenti per l’indipendenza del Regno delle Due Sicilie.
Quindi, il termine “Brigante”, che significa malvivente ed è sinonimo di “bandito”, la cui attività è illegale o fuorilegge,  esercitata per lo più nel Sud Italia, in uno stato di povertà, degrado e disoccupazione. Nel corso degli anni, la povertà del Sud è diventata sempre più marcata,  scaturita anche dal processo d’industrializzazione dell’Italia del Nord, un’area che ha goduto di tanti vantaggi, compresi i denari, per sanare i debiti dei Savoia, all’indomani dell’Unità d’Italia. Non a caso, la classe dirigente e politica del Nord, oggi, con la legge sull’ Autonomia Differenziata, propone un nuovo percorso del Paese, riportando l’orologio indietro, cioè ai tempi di un’Italia divisa e diversa.
Ovviamente, l’avv. Tardio non era così lungimirante, da prevedere la legge sull’Autonomia Differenzia del 2023, ma già allora non si fidava dei Piemontesi e di altri del Nord. Il significato della sua battaglia non era quello di un malvivente, ma era l’azione di una persona laureata e colta, la cui battaglia era caratterizzata politicamente e voleva esprimere un disagio, se non addirittura una volontà di rivolta, contro il potere che si era costituito, non su leggi e regole certe e paritetiche, a livello di tutti i cittadini italiani, ma confermando una disuguaglianza, con un Sud sempre più debole, testimoniato dall’avvio dello smantellamento dei suoi centri produttivi. Tardio e i più sensibili, colti  e lungimiranti capirono che per i meridionali iniziavano brutti momenti. Fu così che in tanti, come l’avv. Giuseppe Tardio, iniziarono a manifestare, contestare e, poi, a promuovere una vera ribellione armata, che esprimeva un grido disperato di un Sud già economicamente e socialmente povero che, successivamente, sarebbe stato sempre più oppresso e sfruttato. In tutto questo, non vanno escluse anche molte nostalgie borboniche, da parte di alcuni personaggi, soprattutto dell’aristocrazia, cosiddetta blasonata.
Purtroppo, per quelli come l’avv. Tardio, la battaglia non porto a niente, anche perché il Regno era profondamente in crisi. Dopo che il Mezzogiorno aveva creato una grande modernità, in vari settori produttivi, questo spirito riformatore si arenò, proprio per l’atteggiamento dei Borbone che, dopo aver fatto tanto, non seppero rinnovare le istituzioni, partendo da politiche che lo stesso progresso infrastrutturale avrebbe richiesto. Comunque, ancora oggi, i meridionali dovrebbero essere impegnati per ciò che lottava l’avv. Giuseppe Tardio, da Piaggine. La cosiddetta questione meridionale trova anche origine da quelle motivazioni di lotta e, oggi, è più che mai attuale, perché la politica, segue la “logica nordista”, anche se, in passato, ci sono stati interventi straordinari per il Sud che hanno concluso poco o niente, perché non c’è stata mai la volontà reale di pareggiare i conti. Alla fine, nello spirito del Gattopardo, nel corso degli anni, si è preferito così, perché non si è mai voluto davvero annullare il divario Nord-Sud, per il bene dell’intero Paese; anzi, esso si è aggravato, per le politiche divisive, insomma: “Divide et impera”. E’ quello che sta succedendo, ancora di più, in Italia, all’indomani delle elezioni del 2022. Una classe dirigente, con un Governo da una parte ed un’opposizione dall’altra, che fa, come i “polli di Renzo”, spesso con vani litigi all’interno della stessa maggioranza, per dividere un popolo, quasi stremato, provocando rivalità e fomentando discordie al suo interno.
Chiedo ancora scusa al prof. Emidio Nigro, per la lungaggine che si è trasformata in morbosità, ma sono partito che volevo solo salutare la sua elezione e le sue origini di Piaggine, ma, poi, la ricca storia e l’amore per il nostro paese e i nostri paesani, mi hanno preso la mano ed è saltato ogni proposito.
Il tuo prestigioso incarico, caro Emidio, è unito ai personaggi illustri e ai tanti professionisti di Piaggine, che operano in Italia e nel Mondo. Mi voglio soffermare su  un altro piagginese illustre: Angelo Patri il cosiddetto “rivoluzionario” della pedagogia americana e mondiale. In effetti Angelo Patri è stato colui che ha cambiato la scuola in America.
Angelo Patri: ha cambiato la pedagogia, in America e in tutto il mondo
Angelo Patri ( Piaggine 1876 –  Danbury 1965) nacque da una famiglia di contadini e pastori di Piaggine, espatriò negli Stati Uniti nel dicembre 1881, all’età di cinque anni, con la madre Carmela Conte, la sorellina Maria e lo zio. Dopo trenta giorni di navigazione, vissuti alla meno peggio, in quei freddi giorni di dicembre sul bastimento partito da Napoli, arriva, poi, nel porto di New York.
La famiglia di Patri era una come tante. Il primo ad andare in America fu il nonno, ma la nostalgia lo indusse al ritorno a Piaggine. Nicola Petraglia, dieci mesi dopo, si fece raggiungere dalla famiglia e, quindi, dal figlio Angelo Patri. Il suo vero cognome, in realtà, era Petraglia, trasformato per una trascrizione sbagliata negli atti di stato civile di New York. Fu la sorte di molti italiani.
Angelo Patri fu uno dei più amati e influenti educatori del suo tempo, forse lo scrittore di pedagogia più letto nel mondo anglosassone. Influenzato dall’attivismo pedagogico e dal movimento dell’educazione progressiva di John Dewey, stimato dai pedagogisti Maria Montessori (che visitò le sue scuole nel 1915), Adolphe Ferrière e Giuseppe Lombardo Radice, anche per loro Angelo Patri diventò un riferimento, in pedagogia, perché promosse nuovi sistemi didattici e diede grande impulso all’insegnamento rendendolo multidisciplinare.
Insomma, Angelo Patri, fu un grande maestro italo-americano, un educatore aperto e illuminato, un emigrato italiano che fu precursore di una scuola aperta e inclusiva.
Dopo dieci anni di studi, con tanto impegno, Angelo Patri, consegue la laurea di primo livello al City College di New York.
Fu tra i primi italiani a conseguire questo risultato, che giunge al termine di un percorso di studi segnato, in prevalenza, dalle lettere classiche. Dal 1897 al 1907, Patri insegna in scuole diverse della Metropoli. Il suo obiettivo professionale era rappresentato dalla dirigenza scolastica, cosa che ottenne.
Nel 1913 prende avvio la grande avventura presso la Public School 45 (Scuola pubblica di Brooklyn ) che si concluderà col pensionamento soltanto nel 1944. A tal proposito, i risultati scolastici così straordinari a livello internazionale  indussero, nel 1915, Maria Montessori a visitare l’istituzione scolastica, così fece anche il Presidente Theodore Roosevelt.
Tra le sue  opere, ricordo “Pinocchio in Ameria”  e A schoolmaster ok the Great City (Un maestro di scuola nella Grande Città), tradotto in Francia e in tante altre nazioni. Comunque, fu anche autore di numerosi testi di pedagogia e libri per l’infanzia.
No so se è una coincidenza o un fatto di telepatia con Don Biagio Bruno che rivisitò Pinocchio e scrisse: “Il Poema di Pinocchio”. Anche Angelo Patri concentrò la sua attenzione su Pinocchio, come sopra evidenziato, con “Pinocchio in Ameria”.
Piaggine e l’amore dei piagginesi
Per chi ci è nato o per chi lo frequenta, o l’ha frequentato, è un luogo dell’anima. Ti entra nel sangue e non c’è momento della vita che non pensi ai suoi luoghi unici, di una natura incontaminata. Su Facebook è stato creato un linkApp … “sei di Piaggine…”, Qui ho trovato tanti amici e tante cose interessanti, compresa la foto di Don Biagio, con i suoi alunni. Una interessante iniziativa per il bene di tutti coloro che amano la natura, ma soprattutto per i piagginesi lontani. Ovviamente, anche Piaggine, come tanti Comuni del Sud, è privo di infrastrutture, ad incominciare dalla viabilità che lascia davvero molto a desiderare. Naturalmente le colpe non sono solo della classe dirigente esterna, cioè nazionale e regionale, ma anche e soprattutto della classe dirigente del Mezzogiorno che, in tanto tempo, non è stata capace di fare scelte precise, per creare i presupposti per uno sviluppo socio-economico ed occupazionale, attraverso la valorizzazione delle risorse locali. Basti pensare che le risorse europee, per infrastrutture primarie e secondarie, in tanti anni, nelle regioni meridionali, non sono state tutte spese o lo è stato fatto in modo limitato: infatti non si è mai superato il 15/20 % della disponibilità e del possibile utilizzo.
Sintetizzando, ci potrebbe aiutare la frase di Alessandro Manzoni: “Aiutati, che Dio ti aiuta”. Con una classe dirigente diversa e più lungimirante, non avremmo avuto la “Questione meridionale” o, quantomeno, non nelle proporzioni negative attuali, con un’economia debole, una disoccupazione enorme ed intere zone abbandonate, comprese le potenziali risorse locali per lo sviluppo, come il Monte Cervati.
                                                                                                                              Nicola Nigro

7-Allegato 1_ Articolo Eleonara Mele_ Ateneapoli 

Piaggine, i suoi figli e le loro radici_pagine A3_il Sud

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