Sanità: Agropoli e Cilento con Ospedali e Pronto Soccorso senza personale: tante promesse dalla politica mai mantenute


Sanità nel Cilento, di tanto in tanto se ne parla, ma mai una svolta.

Innanzitutto, voglio chiarire, da subito, che il nostro giornale, da tempo, non si occupa di cronaca nera o bianca. Non ci siamo adeguati alla “dimensione” dei quotidiani, scriviamo su ciò che può sollecitare un amministratore, un cittadino, un professionista, soprattutto per aiutare la popolazione a capire.
Perciò la testata “il Sud” ed il suo editore “ l’Associazione il Sud”, presieduta dal prof. Fernando Iuliano, hanno cercato, nel corso degli anni, di buttare sempre e comunque una pietra nello stagno, soprattutto delle amministrazioni locali e della politica che, ad ogni tornata elettorale, qualcosa si inventa, per mobilitare per l’occasione il popolo-elettore.
Quindi, approfitto dell’invito dell’amico dottor Luigi Maselli, che abita nel mio palazzo, ad occuparci del Pronto Soccorso e dell’Ospedale di Agropoli, dando un sostegno alla lotta promossa da qualche istituzione territoriale ed un pezzo di popolazione a Sud di Salerno, in particolare il Cilento. Tra le iniziative messe in campo, è stata indetta anche una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Agropoli, per formalizzare una presa di posizione anche della maggiore istituzione del territorio.
Abbiamo scelto di aspettare l’esito del Consiglio comunale e capire se davvero qualcosa è cambiato. Scettici eravamo e scettici siamo rimasti.
Come si legge nel resoconto del Giornale del Cilento, la discussione è stata lunga,  con la promessa di un impegno di sollecitare la politica nazionale, per attivare le procedure di reclutamento dei medici di emergenza.
Di queste promesse quante ce ne sono state finora?
Tante tantissime!
Un’occasione per cambiare davvero?
Speriamo che l’Amico Maselli, e quel pezzo di popolo, non restino delusi, sentendosi al punto di partenza, come, purtroppo, è successo in tante altre occasioni.
Approfittiamo, tuttavia, di questa occasione, scusandoci con il dottor Maselli,  per fare una ulteriore riflessione generale, con qualche denuncia ed anche con qualche proposta.
Convocazione del Consiglio comunale di Agropoli
La prima brochure ricevuta recita:
<< Martedì 26 Agosto 2025 ore 17.00 si terrà, presso l’aula consiliare
del Comune di Agropoli
il Consiglio Comunale Straordinario sulla Sanità>>.
Nella seconda si legge:
<< COMUNICATO DEL POPOLO DEL COMPRENSORIO
Per la riapertura del Pronto Soccorso e dell’Ospedale di Agropoli
Il popolo del comprensorio dell’Alto Cilento, unito sotto un’unica voce, ribadisce con forza la richiesta non più rinviabile:
La riapertura immediata del Pronto Soccorso e dell’Ospedale di Agropoli.
Troppo tempo è stato sprecato in promesse e parole vuote, mentre la nostra comunità continua a subire sulla propria pelle le conseguenze di scelte politiche e gestionali che hanno negato un diritto fondamentale: il diritto alla salute.
Oggi affermiamo con chiarezza che non ci fermeremo.
Se non arriveranno decisioni risolutive definitive per la riapertura del Pronto Soccorso e dell’Ospedale, la lotta proseguirà senza sosta, con forme di protesta sempre più forti e partecipate.
Siamo cittadini liberi, non sudditi.
Siamo una comunità unita che non accetterà più di essere ignorata La salute non si baratta, la dignità non si svende.
Il nostro impegno non avrà tregua: o il Pronto Soccorso riapre, o la mobilitazione continuerà fino alla vittoria.
L’appuntamento è Martedì 26 Agosto 2025 alle ore 17.00 presso l’aula consiliare del Comune di Agropoli dove si terrà il Consiglio Comunale Straordinario sulla Sanità
Il Popolo del Comprensorio >>.
Abbiamo voluto riportare l’oggetto della proposta, così come pensato dagli organizzatori, ed abbiamo voluto attendere qualche novità dal Consiglio comunale, per i motivi illustrati all’inizio, cioè che non ci occupiamo di cronaca, ma non disconosciamo il ruolo delle Istituzioni e delle giuste rivendicazione di quella parte di popolo che non sta a guardare.
Alla richiesta del dottor Maselli ho detto subito di sì, ma purtroppo è emerso anche il mio scetticismo, perché da anni nel Mezzogiorno, nonostante le denunce e le proteste, quello che è prevalso è il degrado e l’irresponsabilità della classe dirigente nazionale e locale. La sanità, servizi territoriali e la viabilità di queste zone, per certi versi, appartengono sciaguratamente all’altro secolo, mai migliorati davvero, né prima e né dopo. Anzi, con la “scomparsa” delle Province, la viabilità è finita in un decadimento quasi totale.
Ritardi e improduttività della classe dirigente Ovviamente questo vale per il resto della Campania o, meglio, del Mezzogiorno.
Purtroppo, i ritardi della classe dirigente nazionale e quella locale, oggi,  fanno pagare un prezzo straordinariamente più forte, proprio alla parte di popolo più debole, cioè il Mezzogiorno. Comunque, le cose non vanno bene neanche per l’altra Italia. Nella “sviluppata Lombardia”, per una visita medica si aspetta anche un anno.
La lotta di oggi e la mobilitazione istituzionale, in particolare del Consiglio comunale di  Agropoli, va salutata positivamente e va sostenuta, senza se e senza ma. La speranza è che la battaglia per la sanità continui. Mi permetto di ricordare un’altra criticità: la VIABILITÀ.
Quindi, guardando agli errori del passato, occorre attrezzare il presente di lotta, con progetti chiari e semplici, per un futuro, “purtroppo”, di lotta, perché, in passato, una parte della classe dirigente meridionale si è dimostrata inaffidabile e, spesso, per un piatto di lenticchie si è finiti in un “immondezzaio”, contribuendo a “immobilizzare” il nostro territorio.
CONSIGLIO COMUNALE DI AGROPOLI DEL 26/08/2025
 LA SOLITA PASSARELLA CON TANTE PROMESSE.
Fino a quando non si denuncia con chiarezza chi deve mettere i soldi, per assumere un medico, un infermiere o altro personale, saranno sempre e comunque chiacchiere, come quelle del bar.
Poi, occorre sciogliere il nodo degli stipendi: un medico bravo, impegnato nel pubblico, non può avere uno stipendio la metà di quello della struttura privata. A questi e ad altri interrogativi bisogna dare una risposta. Perciò, le passarelle di parlamentari e di altri dirigenti lasciano il tempo che trovano, visto che il loro obiettivo è quello di racimolare qualche voto, per le prossime elezioni e, poi, per quelle successive.
Chi si è occupato di questi problemi , da anni, ha sollecitato interventi, per  meglio utilizzare i fondi europei, i cosiddetti fondi di coesione per economica, sociale e territoriale e dello di sviluppo regionale (FESR), solidarietà, Cooperazione territoriale, ecc., ecc…
Ovviamente, tutto questo rientra in una programmazione tra amministrazioni nazionali, regionali e locali, per realizzare progetti  e sono responsabili della loro gestione quotidiana. Naturalmente, la Commissione collabora con i paesi per garantire che i progetti siano condotti a buon fine e che i fondi vengano spesi correttamente.
In passato, è successo anche che, per avere sprecato risorse per marciapiedi, concerti, ecc., gli Enti locali sono stati costretti a restituire le risorse, per non averle utilizzate per infrastrutture. Ed ecco anche perché il Sud non va oltre il 20% delle risorse messe a disposizioni dall’Europa.
QUI DI SEGUITO VOGLIO RIPORTARE ALCUNE SOLLECITAZIONI, ANEDDOTI E RIFLESSIONI CHE NON HANNO AVUTO NESSUNA RISPOSTA NEL TEMPO.
Territorio e sanità, pandemia, servizi sanitari ed esami clinici
Quando tutto era imballato abbiamo sollecitato la Regione a fare qualcosa di diverso, ma inutilmente. Più volte, abbiamo suggerito di coinvolgere di affidarsi ai medici di base, per  l’iniziale coordinamento delle vaccinazioni, analisi cliniche e prelievi domiciliari, visite specialistiche ed esami strumentali domiciliari, ecc., ovviamente con il giusto compenso economico e di direzione, ma con scarso successo. E’ stato un muro di gomma. I messaggi ricevuti sono stati: non disturbare il guidatore.
Nel corso degli anni questo tipo di politica ha reso gli ospedali sempre più deboli, senza medici e senza paramedici, ma anche i territori, senza servizi sanitari.
Quindi, il nostro giudizio è negativo sulla mala organizzazione e gestione della sanità in Campania e non solo.
Una sanità da potenziare
Infine, voglio segnalare una presa di posizione del Presidente della Commissione Aree Interne e Consigliere regionale, Michele Cammarano, che non si può non condividere, ma pensiamo che questo è difficilmente da realizzare, visto l’andazzo di decenni di inerzia e malgoverno dei territori.
L’on. Cammarano evidenzia :
<< Da anni come Commissione Aree Interne mettiamo al centro del nostro lavoro la necessità di garantire servizi sanitari adeguati e vicini ai cittadini che vivono nei territori più periferici. Investire nella sanità pubblica è fondamentale per ridurre il divario con le aree centrali, potenziare gli ospedali locali e offrire nuove opportunità al personale sanitario. Continueremo a lavorare in questa direzione, perché il diritto alla salute deve essere garantito ovunque con la stessa qualità ed efficienza>>.
Si legge molto sulle criticità della Sanità pubblica, ma ci sono anche presidi di eccellenza, dovuti all’abnegazione e professionalità di singoli sanitari o amministratori che rendono momenti di Buona Sanità territoriale che si manifestano in tante strutture territoriali,  ma questo non basta, visto che una rondine non fa primavera.
Tutto questo ha creato e crea tanta insicurezza, soprattutto in Italia.
Siamo davvero alla frutta: un Governo che fa le sue scelte a “colpi di slogan”, ministri e sottosegretari che devono difendersi da situazioni giudiziarie, per cui domina l’incertezza per il nostro futuro politico e sociale. Purtroppo, la campagna elettorale è già incominciata ed è incentrata più su slogan e cattiverie che sulla concretezza; ovviamente, si demonizza l’avversario, invece di confrontarsi su progetti veri e su cose davvero utili ai cittadini.
Naturalmente, l’opposizione, spesso, risponde con le stesse armi, per cui si accentua la polemica e nient’altro, per questo il Paese finisce per non discutere, anche perché va in totale confusione.
L’Italia politica e il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Ma davvero l’Italia merita questa classe dirigente?
Tutti cercano una poltrona o un posto al sole. E i problemi del Paese?
Da tempo, si parla di una vera e propria emergenza sanitaria nel nostro Paese e della necessità di avere ospedali con ambienti accoglienti e strutturati, ma soprattutto, per particolari ammalati, con ambienti asettici. Tali ambienti sono ancora più indispensabili nei soggetti maggiormente esposti e che presentano un abbassamento delle difese immunitarie.
Da parte nostra, sulla classe dirigente meridionale la pensiamo, più o meno, come diceva Tancredi (nel Gattopardo): “Perché tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.
Spesso, il nostro giornale si è occupato di tutto ciò che riguarda le zone interne, del Cilento e del Sud in generale, tant’è che è stata creato una rubrica ad hoc, QUESTIONE MERIDIONALE:
https://www.giornaleilsud.com/category/questione-meridionale/
La speranza era che PUNZECCHIANDO la classe dirigente del Mezzogiorno, qualcosa sarebbe successa. Macché.
Invece di pensare ai problemi del Sud, ognuno ha pensato, come dicono nel Cilento, “a ‘u cuorio suo” (a fatti personali).
Con un Mezzogiorno sempre in pezze.
La risposta che più di tutto non ti aspettavi è arrivata negli ultimi tempi.
Un gruppo di personaggi, che nel Meridione andavano in cerca di autore, a prescindere (speriamo che la storia non finisca in tragedia così come la descrive Pirandello), hanno visto bene di saltare sul carro del vincitore, nonostante che il “capo”, per anni, abbia disprezzato e insultato il Sud, in tutte le salse. Dal canto loro, i protagonisti di una classe dirigente “del nulla” hanno dimenticato tutto, nell’ansia di cercarsi un “nuovo e confortevole alloggio” nelle Istituzioni e in Parlamento, sotto la bandiera e in un “abbraccio fraterno” col “Capo degli insultatori”.
Purtroppo, chi parla di carenza di progettazione, da parte della classe dirigente del Sud, un pò di ragione ce l’ha. Ovviamente, anche se i governi centrali, non di meno, sono stati altrettanto carenti.
I loro interventi sono stati più a parole che a fatti.
Possiamo dire, in tutta tranquillità, che anche i tanti governi passati non hanno contribuito allo sviluppo del Meridione e, quindi, del Paese.
Va anche detto che, nel corso degli anni, nonostante tante risorse culturali ed ambientali, si è resa l’Italia meridionale un territorio sottosviluppato. Eppure, prima del 1860, il Sud non era un’eccellenza di democrazia, ma era più industrializzato del Nord. I meridionali, quando si dà loro la possibilità, sono capaci e non sono secondi a nessuno.
Fondi europei
Un discorso a parte meritano i fondi europei a disposizione, per lo più non spesi. Sono stati tanti e tanti, tant’è che per il livello di spesa, da quello che si legge, il Sud non ha superato il 15/20 %, eppure abbiamo una carenza di servizi e strutture straordinariamente grave, ad incominciare dalla viabilità, le cui strade nelle zone interne, come il Cilento, appartengono all’inizio dell’altro secolo, che sono delle vere e proprie mulattiere, rappezzate, ogni tanto, con un po’ di asfalto che le rende, spesso, ancora meno sicure di prima. Gli abitanti delle zone interne, frequentemente, per raggiungere le loro case, devono fare lunghi giri, impiegando il doppio o il triplo del tempo. E, poi, non parliamo del non coinvolgimento delle popolazioni nelle scelte per valorizzare le risorse locali (per approfondire, vedi il sito de “il sud”: Questione Meridionale).
https://www.giornaleilsud.com/category/questione-meridionale/
Tanti Ospedale e poca assistenza
Di conseguenza, non solo ci troviamo di fronte a servizi fatiscenti, ma anche ad una carenza strutturale, in special modo, della sanità che, spesso, in certe momenti, si presenta come un vero e proprio “dramma umano”. Il fatto strano è che in pochi chilometri quadrati di territorio, sono presenti 5/6 ospedali. Ognuno presenta perfino più reparti, ma con poco personale medico e socio-sanitario, per cui è   impossibile fare anche turni decentemente. L’organizzazione si presenta, spesso, disastrosa anche di fronte ad un ferito non grave, figuriamoci verso quelli gravissimi.
E se asseconda la richiesta dei cittadini del Cilento di realizzare dei presidi sanitari che rapidamente smistano all’ospedale, ancora aperto, con una specificità, per esempio Cardiologia, ben attrezzato con tutti i medici che provengono dagli altri ospedali. Alla fine, avremmo 5/6 reparti di eccellenza distribuiti sul territorio.
Non aver coinvolto, anche con le loro idee, i medici della Medicina generale, nella gestione di un progetto di Medicina del territorio e domiciliare, senza avere reso partecipe la popolazione e chiarito, in modo certosino, le responsabilità dello STATO e della REGIONE è stato un grave errore, di cui il Presidente De Luca si è reso responsabile, nei confronti proprio delle nostre popolazioni.
LA PREISTORIA E LA VIABILITÀ DEL CILENTO
Un altro dramma del Cilento è la VIABILITÀ , ma anche in questo la classe dirigente è responsabile e non poco, abbiamo più volte stimolare e sollecitato, per esempio, i sindaci del Cilento, ma soprattutto il Parco nazionale, le Comunità montane e la Provincia per mettere mano davvero sulla VIABILITÀ che non solo accorcia le distanze, ma stimola lo sviluppo locale, valorizzando le sue risorse.
Insomma, andava dichiarata l’emergenza VIABILITÀ con finanziamenti di programmi straordinari non solo di manutenzione della rete viaria, ma soprattutto di definire una rete accettabile di collegamento delle varie realtà interne.
PIGRIZIA, VEZZO, CREANZA E URBANITÀ ISTITUZIONALE
A conferma della pigrizia o della fiacca della classe dirigente locale, ricordo qui di seguito che qualche tempo fa, provocatoriamente, come giornale “il Sud” scrivemmo una lettera aperta ( anzi una Pec) ai SINDACI della VAL CALORE. Sapete quanti hanno dato un cortese cenno di riscontro: ZERO.
Ovviamente, da parte nostra non c’era nessuna volontà di dire cosa fare, ma solamente un modo come un altro per dire “parliamone”.
Per qualcuno, forse, questo è stata una lesa maestà, purtroppo questa cultura ha danneggiato, nel corso degli anni, le zone interne che oggi non hanno niente, con un fiume di soldi che l’Italia ha speso dagli anni ‘50 fino ai giorni nostri.
Per saperne di più, Vedi link
https://www.giornaleilsud.com/2020/10/14/per-piaggine-ed-il-sud-la-pandemia-unoccasione-triste-ma-da-non-perdere-la-speranza-e-che-il-sud-dopo-la-nuttata-ancora-una-volta-non-resti-col-il-cerino-in-mano/
–Allegato 1_ lettera ai sindaci Val Calore e limitrofi_p (1) – Allegato 2_ Arch. Guida_Opere di allargamento sede stradale – Allegato 3_ Arch. Guida_Sicurezza stradale – Allegato 4_ Cartina_strada Capaccio S. –Piaggine
LA PIGRIZIA, LA CARENZA DI PROGETTUALITÀ SINDACI ED AMMINISTRATORI “AL PALO” NEI TERRITORI E NELLA GESTIONE DEL PARCO DEL CILENTO. VALLO DIANO ED ALBURNI 
Cosa fare?
Una cosa voglio suggerla alla classe dirigente locale e non. Innanzitutto, l’impegno dev’essere quello di sensibilizzare la popolazione con un’informazione capillare su progetti che riguardano: SANITÀ, VIABILITÀ, E SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO legato alle risorse locale.
Il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, solo per dare solo qualche dato, comprende 8 Comunità montane e 80 Comuni. Dal 1998 è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula), dal 1997 è Riserva della biosfera e dal 2010 è il primo Parco nazionale italiano a diventare geoparco. Quindi, con risorse sufficienti per attivare infrastrutture utili allo sviluppo della piccola agricoltura e la trasformazione dei prodotti locali, attraverso piccole imprese partendo dall’artigianato.
Ma quanti cittadini e amministratori sono a conoscenza di tanta ricchezza?
E, la vergogna dei Cinghiali?
Eppure la crisi progettuale è tanta e tale che fa rizzare i capelli:  da anni la grande maggioranza dei cittadini è stata costretta a rinunciare anche all’ORTO, perché i CINGHIALI hanno invaso tutto: terreni, piazze, giardini, ecc., ma soprattutto questi animali vanno alla ricerca di bidoni di immondizia per la colazione, il pranzo e la cena, ma davvero, in tutti questi anni, non è stato possibile fare niente? Non è, forse, la prova del fallimento di classe dirigente?
Perché non pensare ad un meeting di 3/4 giorni, in un beli’ albergo cilentano, con la partecipazione di tutte le intelligenze dei circa 80 comuni, con tutti i Consiglieri comune e rappresentanti di categoria e del territorio per elaborare strategie e progetti?
Forse è giunto il momento di fare sul serio.
Proprio in una fase di crisi così profonda, sarebbe utile un meeting di  3 / 4 giorni, in un bell’ albergo cilentano, per confrontarsi concretamente, analizzando i risultati e il rendimento raggiunto dalle aziende esistenti, pianificare attività e obiettivi, migliorare la collaborazione o l’organizzazione societaria, favorire uno scambio di idee, ecc.
Ovviamente, mettendo al centro SANITÀ e VIABILITÀ.
           Nicola Nigro

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