Un volume sul chiaroscuro delle imparzialità
“Dialoghi sull’ingiustizia” è il titolo di uno straordinario libro scritto dal Procuratore Generale della Corte di Cassazione, in pensione, dott. Vitaliano Esposito. Un volume di 552 pagine, ben scritto, diviso in “LI” capitoli sotto forma di dialoghi, Cinquantuno “discorsi” che rappresentano una specifica conversazione, su determinati temi che riguardano la “giustizia praticata” nella sua lunga vita, in cui si è occupato di atti giudiziari.
Non si tratta di una esposizione tecnica, ma di una sequenza o, meglio, di una chiacchierata con se stesso che lo induce ad una riflessione sui concetti di giustizia e ingiustizia, in modo ampio, umano e razionale.
Il libro è realizzato come una comparazione tra riflessioni, esperienze vissute e concetti giuridici, resi facili anche per chi non ha una formazione in materia, con un lessico accessibile a tutti.
Comunque, si parla di giustizia penale, responsabilità, etica pubblica, ma anche delle “ingiustizie quotidiane” che riguardano normalmente le persone comuni.
La straordinarietà della pubblicazione è nel fatto che il dottor Esposito rende partecipi alle sue riflessioni, maturate in anni di servizio, con il grande pubblico, evidenziando il suo sguardo critico, ma sempre deferente verso le istituzioni.
Il libro e l’opinione di altri magistrati
In molti si chiederanno: perché leggere un libro così voluminoso che parla si diritto? La ricostruzione di una vita vissuta nel mondo giudiziario può essere utile non solo agli addetti ai lavori, bensì anche a chi non si occupa di diritto, perché parliamo di un testo ricco di contenuti ed aneddoti, con uno scritto letterario lucida e profondo, su come la giustizia viene percepita e vissuta con la giusta tensione tra diritto e legge. Perché viene evidenziata la figura professionale-scientifica di un magistrato come Vitaliano Esposito che, in tutti questi anni, non si è mai risparmiato al lavoro; per questo induce il lettore ad una riflessione non solo giuridica, ma anche morale.
Va anche detto che alti magistrati che hanno letto il lavoro hanno parlato dell’importanza del testo e di dove collocarlo in biblioteca. Ebbene, l’incertezza della scelta della sezione è tra: diritto, storia, filosofia, sociologia, geopolitica, biografie. Insomma, un’opera completa sul piano giuridico, sociale e di vita quotidiana.
Scrive un alto magistrato, a proposito <<… Le riflessioni sulla necessità di assicurare una tutela tempestiva ed efficace ai diritti fondamentali dell’uomo, si snodano lungo tutto il percorso dialogico cui partecipano i grandi filosofi e giuristi del passato prossimo e remoto, veri e propri spiriti guida dell’Autore…>>.
Ed aggiunge: << …. Di grande rilievo sono anche le inedite (che io sappia) rivelazioni sui retroscena di alcune vicende drammatiche del nostro Paese (riguardanti, tra le tante descritte nel libro, l’uccisione di magistrati come Girolamo Tartaglione e Luigi Daga, e i giorni che hanno preceduto e seguito le stragi mafiose dei primi anni novanta, ivi compresa la c.d. Trattativa Stato-mafia e la morte del compianto collega Loris D’Ambrosio)….>>.
Il fatto più straordinario di un testo così complesso è nella chiarezza espressiva e l’umanizzazione del diritto, in un mondo ricco di lestofanti e raggiratori, soprattutto dei più deboli.
La cosa che fa riflettere è nel sottotitolo: “Antigone nel labirinto: tra aspirazione alla pace e propensione alla guerra”.
Il coraggio e la ribellione di Antigone all’ingiustizia
Ma perché un riferimento così forte ad Antigone da parte del Procuratore Esposito?
Per come conosco il Procuratore Esposito, secondo lui e l’insegnamento di Antigone, i cardini fondamentali di una società democratica sono due: il Diritto e il Governo.
In sintesi: il Diritto senza Governo significa abolizione dello Stato, cioè l’anarchia. Il Governo senza Diritto significa che qualcuno esercita il potere dispoticamente, imponendo la propria volontà, favorendo l’autoritarismo.
Il Diritto garantisce la pacifica convivenza sociale di una determinata comunità. Il Potere giudiziario (magistratura), previsto dalla nostra Costituzione, sancisce anche l’indipendenza dall’Esecutivo e dal Potere legislativo. Il Governo, organo costituzionale complesso, ha il Potere esecutivo, amministra la Comunità italiana, sulla fiducia di un altro potere, cioè il Parlamento che, a sua volta, ha anche il Potere legislativo. In tutto questo, un ruolo fondamentale lo gioca il Presidente della Repubblica che nomina il Presidente del Consiglio e i Ministri da lui proposti.
Antigone è una giovane donna, vittima e allo stesso tempo eroina, che sfida il tiranno Creonte e le leggi della polis pur di dare sepoltura al suo amato fratello Polinice.
Per il Procuratore Esposito i valori e il rispetto della legge sono fondamentali, in una società civile; ma non ha esitato a prendere posizioni perentorie, quando intravedeva all’interno del Potere giudiziario, posizioni di gruppi arroccate su basi esclusivamente nella difesa di se stessi e di privilegi acquisiti, non curandosi dei rapporti con le altre realtà costituzionali. Insomma, il Procuratore Esposito è molto severo con se stesso e, quindi, con gli altri.
Egli non ha mai tollerato negligenze o situazioni che potessero danneggiare il Diritto e, quindi, il Cittadino. Infatti, non esita a criticare pubblicamente chi osa abusare del proprio potere giudiziario.
Quando Luca Palamara, ex magistrato ed ex componente del CSM, rimosso dall’ordine giudiziario, come lo stesso scrive nel libro “IL SISTEMA”, fa emergere tutto il potere di talune componenti della magistratura, trovandosi anche nelle condizioni di controllore e controllato, cosa che negli anni il Procuratore Esposito aveva già denunciato senza se e senza ma, poco ascoltato, per la verità. Il suo libro “Dialoghi sull’ingiustizia”, con tanti riferimenti giuridici e di vita vissuta, esaltano il lavoro fatto, utile strumento a far voltare pagina al CSM ed alla magistratura tutta, senza ergersi a paladini della ragione o a momenti di lesa maestà.
Quando, poi, al finale di Antigone, sono in molti a sostenere che la tragedia di Sofocle, scritta nel 442 a.C., dimostra che dare sepoltura ad un nemico è molto meno grave della violazione religiosa che coinvolge l’atto di Creonte. C’è meno insolenza verso i valori della città. Purtroppo, Antigone fu condannata a rimanere rinchiusa in una grotta, segregata e lontana da tutti. Poi, si impiccò.
“Dialoghi sull’ingiustizia” è un lessico della giustizia
Come si sa, la forma scelta dall’estensore è stata quella del dialogo con se stesso, perché, come è stato dimostrato scientificamente, aiuta il cervello a ordinare e strutturare il pensiero ed a ricordare meglio. Ciò che ha realizzato il Procuratore Esposito, alla fine, con l’aiuto del computer, ci ha omaggiato di uno straordinario lavoro scientifico-giudiziario, utile non solo per i giovani magistrati, ma per tutti coloro che si occupano di Diritto e Giustizia, ma soprattutto il mondo accademico, per una buona formazione giuridica dei giovani. Il fatto incredibile è che i ricordi di vita vissuta sono stati legati alle leggi, alla giurisprudenza e a sentenze di buon contenuto. Ovviamente, non ha trascurato la parte non positiva della giustizia che, spesso, la saggezza popolare dei nostri antenati ha sintetizzato nel detto: << Meglio un cattivo accordo che una buona sentenza >>.
Quindi, attraverso “puntuali ed argomentate note” è possibile risalire a sentenze, ordinanze, decreti, direttive, provvedimenti giurisdizionali, ecc.. In sintesi, il Procuratore Vitaliano Esposito, attraverso una forma dialogante, con se stesso, descrive il lavoro dell’Autorità giudiziaria o, meglio, del suo lavoro all’interno della Magistratura.
L’autore ha fatto un po’ come fece Marco Aurelio, imperatore, filosofo e scrittore romano, con il suo manoscritto, dal titolo “Colloquio con se stesso”. Una serie di riflessioni autobiografiche dell’imperatore, durante il suo governo, fra il 161 e il 180 d.C.
La Giustizia e la nascita della Repubblica
Vitaliano Esposito, più o meno, ha fatto la stessa cosa, con il suo testo, “Dialoghi sull’ingiustizia”. Ma non finisce qui, perché il libro, come accennavo sopra, è stato arricchito di note che vanno dalle sentenze, alla giurisprudenza, alle norme e leggi ed anche ai riferimenti della politica praticata, nel corso degli anni, dai protagonisti (rappresentanti degli organi costituzionali: parlamentari, governo, magistratura, ecc.). Ovviamente, con i limiti e le “confusioni” legislativo-giuridiche (vedi leggi ad personam), adattate alle esigenze sociali costringendo, poi, all’intervento della Corte Costituzionale, per fare chiarezza.
La ricostruzione giuridica del Procuratore Esposito parte da lontano, cioè dall’Italia del dopoguerra, analizzando anche i tanti problemi di una società povera, per lo più agricola, soprattutto a Sud. all’indomani dell’entrata in vigore della Costituzione, 1° gennaio 1948, come da promulgazione del 27 dicembre 1947, del Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, napoletano come Vitaliano Esposito, l’Italia si trovava in gravissime condizioni: era un paese distrutto, materialmente e moralmente; bisognava ricostruire l’economia, ma anche le istituzioni politiche, dopo la dittatura fascista e il vuoto di potere, creatosi dopo l’armistizio, durato due anni. Ovviamente, anche il Sistema Giudiziario era da ricostruire ed andavano analizzati gli eccessi del ventennio, cosa non fatta. Il volume del Procuratore Esposito ci dà un’idea da dove siamo partiti e di dove siamo, oggi, arrivati.
Oltretutto, c’era ancora una scarsa comunicazione di massa, eravamo nel 1953. Un anno prima (1954) della nascita della televisione e l’Italia era in pieno scandalo della misteriosa morte di Wilma Montesi, aspirante attrice romana. Già allora si fecero ipotesi di insabbiamento, a favore dei colpevoli del delitto. Tra l’altro, ci fu anche chi attribuì la copertura peccaminosa agli inquirenti: ciò per fare un favore ai potenti della politica, visto che c’era di mezzo un ministro. Il confine politica magistratura è stato sempre sottile, proprio per questo diventa importate il libro del Procuratore Vitaliano Esposito, perché aiuta a capire ed a sciogliere qualche nodo, partendo da lontano. E sottolineando la necessità che i poteri dello Stato debbano essere autonomi e indipendenti.
Per dare un’altra idea di quali siano stati gli interrogativi che hanno guidato il ragionamento-dialogo del dott. Vitaliano Esposito, qui di seguito riportiamo ciò che è possibile leggere nel retro della prima di copertina (ideata dal dott. Michele Angelillo):
<< Può un Giudice non applicare, nel caso concreto sottoposto al suo esame, la legge interna varata da un Legislatore democraticamente eletto?
E se la risposta è negativa, come mai lo stesso Giudice deve disapplicare la norma interna contraria al diritto degli affari dell’Unione europea e non deve disapplicare la norma interna che viola i diritti fondamentali salvaguardati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo?
Qual è la stella polare su cui drizzano la barra i giudici quando applicano la legge?
Rispettano essi l’aspirazione di Antigone alla Preminenza del diritto contro l’arbitrio impongono la dura lex sed lex del Primato della legge di Creonte?
Ed è mai possibile che, per queste diverse prospettive, il medesimo caso possa formare oggetto di opposte decisioni? E quali sono gli effetti di questa condizione di permanente ingiustizia?
È vero che poca favilla gran fiamma seconda, come diceva il padre Dante?
In qual modo, allora, questa situazione di insicurezza giuridica – comune anche ad altri Paesi dell’Unione europea – può incidere sulla stabilità di un sistema democratico?
E quali le conseguenze, per l’effetto domino, sugli altri Paesi in termini di populismo, nazionalismo o sovranismo?
Et vires adquirit eundo, quali gli esiti sulla pace nel mondo e sulla conservazione del pianeta? >>.
Sempre sulla copertina del libro è possibile leggere qualche suo riferimento personale, professionale e di lavoro (copertina pensata dal maestro Bruno Bambacaro):
<< Vitaliano Esposito, napoletano, è stato, per cinquant’anni, pretore, giudice e pubblico ministero in Italia e, per un lustro, giudice di San Marino.
Consigliere giuridico della Farnesina, è stato tra i Padri fondatori dello Statuto della Corte penale internazionale e dei Protocolli
XI e XIV della Convenzione europea dei diritti umani; addetto giuridico e co-agente del Governo a Strasburgo; giudice ad hoc della Corte europea dei diritti dell’uomo; avvocato difensore del Governo dinanzi al Tribunale internazionale per il diritto del mare; componente del Comitato per la prevenzione della tortura e della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza. Procuratore generale della Corte di cassazione (2008-2012) è stato Presidente della rete dei Procuratori generali dell’Unione europea (2011 /2012).
Ha collaborato con Louk Hulsman alla stesura del Rapport sur la décriminalisation (Report on decriminalisation) del Consiglio d’Europa (Strasburgo, 1980)>>.
La legge applicata e interpretata
L’ultimo incarico ricoperto dal dottor Vitaliano Esposito, prima di andare in pensione, è stato quello di Procuratore generale della Cassazione, un incarico di prestigio e fattibile che richiede una grande onestà intellettuale e l’ha dimostrato sul campo, utilizzando al massimo la sua professionalità giuridica. Il Procuratore Esposito, nel suo ruolo, ha fatto fino infondo il suo dovere di magistrato e uomo. Per lui non sono mai esistite mezze misure, per cui, in questo suo essere non ha mai trovato applicazione la famosa battuta di Giovanni Giolitti: “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano“.
Insomma, è stato un giudice, con la G maiuscola, anche quando era nelle funzioni di pubblico accusatore, cosa che dovrebbe normalmente essere, perché parliamo comunque di un giudice nelle vesti di PM, ma non sempre, visti i tanti errori, spesso di misera banalità (un esempio per tutto: caso di Enzo Tortora, il cui cognome fu confuso con Tortona).
Le battaglie del Procuratore Esposito all’interno della magistratura sono state sempre e comunque all’insegna della responsabilità personale. Le questioni di casta, non gli sono mai appartenute. Questo ha significato che se la condotta del magistrato veniva considerata di negligenza o “persecutoria“, “disinvolta e surrettizia“, non esitava ad intervenire, soprattutto, quando il comportamento era anche lesivo dell’immagine di professionalità dello stesso magistrato (vedi il caso di Catanzaro; in questo caso il “sistema” non era contro semplici cittadini, ma di altri magistrati).
Quindi, come Procuratore Generale, la sua azione è stata sempre quella di coniugare costantemente e, comunque l’etica della convinzione e l’etica della responsabilità, facendo sì che ci fosse la piena fedeltà e mai contrapposizione ai valori della Costituzione.
Nei suoi vari ruoli dirigenziali, nel corso degli anni, il dottor Esposito ha cercato di essere saggio e non rivoluzionario, soprattutto per quanto riguardava l’etica professionale, rigettando l’interpretazione burocratica del ruolo del giudice. Sostituendo il valore della “attendibilità” del magistrato al concetto, formale e astratto, di autorevolezza e prestigio della magistratura.
Nell’esercizio della sua professione e in particolare di dirigente, Vitaliano Esposito ha sempre evidenziato che è giusta la libertà di criticare le sentenze, ma come pure non va contrassegnata come interferenza, di contro anche il silenzio complice della corporazione che non ammette critiche dall’interno è straordinariamente negativo. Non si è mai sottratto ad evidenziare che, troppo spesso, succede che si opta per la pubblicità del procedimento disciplinare alle consuetudini del passato, del cosiddetto “governo della segretezza”. Entrambi devono far riflettere e trovare la giusta soluzione, tenendo conto che l’oggetto di tutto sono le idee e le persone in carne ed ossa.
Vitaliano Esposito, nello svolgere il ruolo del magistrato dirigente ha sostenuto sempre i principi costituzionali e i valori della giurisdizione, fissata nella Carta costituzionale, che è chiamata a combinarsi con la razionalità pratica, nel ricercare le forme e i modi per realizzare, in concreto, quei principi e quei valori per una Giustizia confacente alla società.
Ho voluto, anche se brevemente, fare questa disquisizione su ciò che, nel corso degli anni, è stato in servizio il magistrato Vitaliano Esposito, sposando, etica e professionalità di un dirigente che si è attenuto scrupolosamente agli obblighi di legge, sempre nel solco delle direttive della Costituzione.
La sua direzione si è costantemente imperniata su una guida fondata sulla discussione, sulla persuasione, sull’indicazione dei percorsi da seguire, per risolvere i problemi di produttività e di tempestività del lavoro.
Le amicizie comuni
Conosco il Procuratore Vitaliano Esposito da molti anni.
Ne avevo sentito molto parlare da Michele di Lieto, un amico comune che, sia il Procuratore Esposito che il sottoscritto ritengono una persona straordinaria ed unica. Si pensi che all’età di 10 anni già traduceva dal greco.
Ho incontrato di persona il procuratore Esposito, per la prima volta, in ospedale, perché entrambi eravamo accorsi a far visita al dottor Di Lieto. Anch’egli è magistrato di Cassazione, anche se ha fatto sempre scelte diverse e non si è mai voluto allontanare dalle terre salernitane, rinunciando a cariche dirigenziali. Di lui dice il suo amico Vitaliano Esposito: “Michele è molto bravo, ma l’amore per il territorio e per la madre, non l’ha mai voluto sacrificare per la carriera dirigenziale, peccato!”.
Michele Di Lieto
Ritornando all’ospedale, l’amico Michele aveva avuto un malore ed era stato ricoverato. Avuta la notizia, entrambi ci eravamo precipitato al presidio ospedaliero e, quindi, ci ritrovammo al capezzale del buon Michele che ormai si era già ripreso, perché la pressione si era stabilizzata. Michele Di Lieto, a differenza del Procuratore Esposito, è molto più tranquillo ed era morbosamente legato alla mamma: ecco un altro motivo che lo aveva indotto a non allontanarsi dal territorio. Si è sposato a tarda età con Rosetta, con qualche anno in meno, rispetto a lui, ed è persona eccezionale: generosa, tollerante, mite. Insomma davvero la donna giusta per Michele.
Di amici comuni, cioè di persone con una vera amicizia, legati ad entrambi, oltre a Michele Di Lieto, ci sono stati i compianti maestro Bruno Bambacaro e l’avvocato Dario Incutti.
Bruno Bambacaro
Il professore, il maestro Bruno Bambacaro, pittore, scultore e ceramista, amava molto il territorio, dove aveva vissuto sin dalla nascita: Capaccio Paestum. Il prof. Bambacaro e il Procuratore Esposito era legato da un’amicizia fraterna ed è molto rammaricato, per la sua recente scomparsa e di non aver visto il libro pubblicato per solo sette giorni, oltretutto proprio il maestro Bambacaro lo aveva incoraggiato a scrivere: “Dialoghi sull’ingiustizia”, ed averlo arricchito con i suoi preziosi e significativi disegni e figure contribuendo così ad arricchire il testo e la ultima di copertina di tanti significati, cosi come scrive nella dedica del libro che mi ha omaggiato: <<A Nicola, cane di guardia di una giustizia giusta, nel comune ricordo di Bruno Bambacaro che questo libro volle, ma non vide.Con affetto e stima – Vitaliano Esposito – 5 agosto 2025>>. Ho voluto trascrivere integralmente la dedica, perché è uno straordinario documento ricco di affetto ed amicizia, per Bruno e per il sottoscritto.
Dario Incutti
L’altro amico, cui eravamo molto legati era l’avvocato Dario Incutti, un penalista straordinario che un altro grande, Alfredo De Marsico, considerato dall’Avvocatura nazionale, un penalista monumentale, lo definì: “Maestro dei maestri!”.
L’avvocato Dario Incutti era una persona con tanti valori, soprattutto umani ed etici.
Incutti fu promotore dell’Unione Camere Penali Italiane e ne fu il primo Presidente; inoltre fu anche primo Presidente dell’Associazione Paneuropea Internazionale dei Giuristi.
Negli anni Settanta, sfidò tutti, in particolare, certa magistratura, per l’arresto di William Berger e Carol Lobravico (4 agosto 1970).
Dario Incutti, quindi, un eccezionale penalista che, con il Procuratore Esposito, ha lottato sempre e comunque, nel rispetto dei ruoli, per una “giustizia giusta”, attraverso atti diretti e convegni, soprattutto all’Università, per favorire la formazione dei giovani.
La Giustizia Nord-Sud e una società malata
Come ho detto più volte, adesso scrivo per gli amici e per fatti da puntualizzare, per contribuire al dibattito, soprattutto su temi come: giustizia, lavoro, socialità, Mezzogiorno e i suoi storici ritardi. Questi sono dovuti soprattutto per la sua mediocre classe dirigente. Ovviamente, quella del Centro-Nord non brilla, ma è più furba a sfruttare le risorse dello Stato ed a camuffare le malefatte. Non a caso, la questione delle tangenti è nata a Milano.
Quindi, se si fa una analisi dell’indebitamento dello Stato, si capisce anche l’origine: viceversa, la classe dirigente del Sud ha subito le decisione dei lestofanti per cui, spesso, è diventata complice anche delle cosche mafiose, ovviamente negli anni è stata sedotta ed abbandonata, anche dalla “malerba”. I casi di Falcone e Borsellino sono emblematici. Contrastati, criticati in vita, ammirati e celebrati da morti. Eroi da morti, un classico della disonestità intellettuale italiana.
Ritornando all’amicizia tra Esposito e Incutti, nel tempo ha consentito un confronto che ha visto anche il sottoscritto coinvolto, essendo amico di entrambi. Il tema più frequente era il ruolo della magistratura e della politica, soprattutto in una “società malata”. Devo dire che siamo stati, quasi, sempre d’accordo, perché la ragionevolezza portava a soluzioni condivise.
Ovviamente, anche la mia esperienza diretta mi ha condizionato non poco. Mi spiego con due aneddoti particolari, per far capire come funziona la giustizia fatta da certi uomini, o meglio da certi magistrati, ed ecco il perché, oggi, è anche in discussione l’autogoverno, se non si attrezza meglio, abbandonando la polemica relativa agli scontri diretti.
Il primo episodio, va raccontato per intero, perché la banalità dello scontro tra due professioniste può essere tranquillamente classificato come una lite tra comari. Il fatto riguardava un fax ricevuto in redazione e pubblicato con la dicitura: “riceviamo e pubblichiamo”. Oltretutto, nel contenuto non si riscontravano reati, tant’è che il tutto fini con l’archiviazione, per la buona pace di tutti. Il solo ad essere condannato fu il testimone, con due multe da 200 mila lire ciascuna. Dal conteggio delle tante udienze, risultavano due assenze; purtroppo fu una mancanza del cancelliere che non le aveva annotate. Uno degli avvocati delle parti mi aveva garantito che, a fine causa, già preannunciando l’archiviazione, sarebbero state tolte dal giudice, ma questo, con un tono intimidatorio ed arrogante, mi disse che le avrei dovute pagare e basta. Cercai di evidenziare che il cancelliere e l’avvocato potevano testimoniare che alle udienze ero presente e, quindi, non era che un’ingiustizia pagarle. La sua reazione fu che chiamò i carabinieri, per farmi arrestare, per oltraggio alla Corte. Non si fece attendere la mia reazione. L’avvocato preoccupatissimo cercava di calmarmi e di peso cercava di portarmi fuori dell’aula. La mia reazione a quel punto fu davvero forte : “Avvocato, non preoccuparti, quando il mio direttore saprà il fatto, sicuramente il giudice si prenderà la prima pagina sostituendo qualche suo collega”. Solo allora gridò ai carabinieri: “Lasciatelo, lasciatelo”.
Dopo ho saputo che non era la prima volta che questo magistrato faceva queste stravaganze, ma nonostante le segnalazioni al CSM, stava, tranquillamente, sempre al suo posto.
L’altro fatto riguarda un articolo del compianto Ermanno Corsi, per oltre 30 anni ai vertici dei giornalisti, tra Campania e Ordine nazionale, come articolista, ed il sottoscritto, come direttore. Il processo si svolse su di una parola, riferita al Bambin Gesù, che a seconda dell’accento, assume un significato diverso. Nel Comune in cui si riferiva l’articolo, quindi, addirittura si parlò di un atto blasfemo, verso Gesù Bambino. L’avvocato Incutti dimostrò che l’errore l’aveva fatto il PM, con un’accento sbagliato ed anche nel lessico greco era così. Ma il Gip, senza ragioni, ci rinviò a giudizio. In primo grado fummo condannati; addirittura era stato chiesto il carcere. In appello, fummo assolti perché il fatto non sussisteva. Quando chiesi ad un alto magistrato del perché, mi fu risposto che purtroppo non era la prima volta di quel magistrato. E allora?
La famiglia Esposito
Con un impegno così intenso nel mondo giudiziario, la disponibilità di tempo dell’alto magistrato, dott. Vitaliano Esposito, per la famiglia era limitato. La straordinaria moglie Francesca Calabrò, insegnate, impegnata nel settore dell’assistenza sociale per il Tribunale per i minori di Napoli, come componente privata. Inoltre ha fatto sempre in modo di creare una costante sinergia, per cui il “marito e il papà” risultavano sempre e comunque presenti.
Purtroppo, come spesso accade, le persone straordinarie, e Francesca lo era, ci ha lasciato prematuramente. Per l’affabile Vitaliano è stata una vera e propria mazzata che nemmeno il tempo riesce ad attenuare un po’ il dolore. Per fortuna i figli si sforzano di allietargli un pò la vita, per quanto possibile.
Per il dott. Vitaliano Esposito, i valori hanno avuto un grosso ruolo, sia nella professione di magistrato che in quella di padre di famiglia. Per Vitaliano e la sua cara Francesca, nella famiglia ci doveva essere la giusta serenità ambientale, per poter trasmettere quei valori fondamentali, come l’amore, il rispetto, la responsabilità e la solidarietà, contribuendo così alla crescita equilibrata dei componenti ed al benessere anche della società. Insomma, per tutti i componenti, la famiglia era il luogo in cui si impara a coltivare relazioni basate sull’affetto, sull’accettazione reciproca e sul sostegno, che in seguito diventano principi guida per la vita stessa di ogni persona.
Francesca era in grado di fornire amore, supporto a chiunque ne avesse avuto bisogno. Perciò il sostegno era continuo per ogni cosa, al marito Vitaliano ed ai figli che hanno seguito, solo parzialmente le orme del papà, non a caso sono laureati in giurisprudenza, quindi, hanno mangiato “pane e giustizia”, anche se poi, hanno scelto altri mestieri.
Milena, insegnate e titolare della libreria Largo_ libri di Agropoli, Andreana, professore ordinario di diritto penale all’università Luigi Vanvitelli e Ferdinando, invece lavora alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Tutti i figlioli si sono nutriti del profondo affetto di Francesca e Vitaliano, prima bambini, poi universitari ed infine adulti.
Spesso, mi ripeto, quando parlo di eccellenti professionisti. Alla verifica dei fatti, trovi sempre non dietro, ma come pilastro portante della famiglia, una donna forte e capace di programmare, diventando volano del nucleo familiare. E Francesca lo era, per il suo Vitaliano e suoi figlioli.
Una frase molto abusata ed attribuita a Virginia Woolf:
”Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Pensando all’amico Vitaliano, mi sento autorizzato a dire che la sua risposta sarebbe stata: “Non mi credo un grande uomo, ma ho sempre ritenuto che Francesca fosse una grande donna, una moglie ed una mamma esemplare”.
Francesca era una donna dotata di grande personalità e di qualità interiori eccellenti, come coraggio, resilienza e capacità di essere di supporto a tutto il resto della famiglia. L’ultima volta che ci siamo visti con Vitaliano, cioè quando mi fece omaggio del libro, mi ha detto: “ Nicola, Francesca mi manca tanto tantissimo, un po’ di forza la trovo nei ricordi, ma soprattutto nei figli che sono tanto amorevoli”.
La Costituzione, la legge e la magistratura
Il procuratore Generale Vitaliano Esposito, è stato sempre rispettoso dei principi costituzionali: i giudici sono soggetti soltanto alla legge. La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Quindi, parliamo di autogoverno, attraverso il CSM, ovviamente non di anarchia individuale, perciò nessun giudice può nascondersi dietro i principi costituzionali.
Ho approfittato del libro del Procuratore Esposito e del suo grande lavoro, per fare una riflessione generale sulla giustizia e sulla professionalità di un settore così delicato che riguarda la libertà dell’uomo.
Non dimentico mai il tempestivo e professionale intervento del dott. Vitaliano Esposito, nella sua qualità di Procuratore Generale di Cassazione, sullo scontro tra le Procure di Salerno e Cosenza, che tanto fece rumore anche all’interno della stessa magistratura.
Per il dott. Vitaliano Esposito, un buon giudice non deve distinguere chi ha davanti, perché la Giustizia deve significare che tutti devono essere trattati secondo legge ed allo stesso modo e nel libro “Dialoghi sull’ingiustizia” ciò emerge chiaramente.
Quindi, lo studio e l’impegno costante del dott. Vitaliano Esposito gli hanno consentito di acquisire sul campo una professionalità, ben riassunta e custodita nell’archivio di proprietà dell’Associazione “Diritto Penale e Condizione Umana”, già editrice della Rivista Diritto Penale e Uomo (DPU). https://archiviodpc.dirittopenaleuomo.org/autori/335-vitaliano-esposito
Nicola Nigro