Gaza: La guerra. Le flottiglie. Una riflessione del giudice Michele Di Lieto


Gaza. Una flottiglia. Ne è pronta un’altra.  Diretta a Gaza, porta con sé medici e medicinali: serviranno per curare i palestinesi feriti ancora vivi. Gli altri sono stati “evacuati”. Due anni di inferno. Per i palestinesi di Gaza, si intende. Netanyahu stringe la corda. Ce l’ha con medici e giornalisti. Contro i primi per Impedire che apprestino cure ai feriti, contro gli altri per evitare che diano informazioni. Nell’uno e l’altro caso, Israele impedisce a medici e giornalisti di fare il loro mestiere. Provocando numerose vittime, soprattutto giornalisti (i medici meno, ma Netanyahu indirizza missili e droni sugli ospedali e muoiono a diecine i ricoverati.
Due anni sono passati dal 7 ottobre 2023, e dalla strage alla quale si fa risalire (da parte israeliana) l’inizio della guerra di Gaza. Due anni costellati di fake news, da una parte e dall’altra, che danno vita a una vera e propria guerra di informazione. Proprio a partire dal 7 ottobre.
Intanto, i palestinesi riportano l’inizio della guerra alla stessa creazione (1948) dello Stato di Israele (Netanyahu la riporta ancora più indietro, addirittura ai tempi della Bibbia, ma così facendo sarà facile tornare addietro nella notte dei tempi).  Inoltre sono dubbi gli effetti del raid palestinese. Le cifre, i numeri, le vittime vengono solo  da parte israeliana. Ma all’inizio, subito dopo il 7 ottobre, furono in molti ad accusare Israele di travisare i fatti e non è inverosimile che le cifre, già gonfiate all’inizio, siano state ancor più gonfiate in prosieguo di tempo. Fino a parlare di genocidio, così viene ancora chiamato l’eccidio del 7 ottobre, non sapendo, o facendo finta di non sapere, che il genocidio richiede una serie di atti protratti nel tempo, che manca del tutto nel raid palestinese, limitato al 7 ottobre, mentre ricorre con maggiore ricchezza di prova nei raid israeliani che ancora si abbattono su Gaza. Altro punto di contrasto è quello relativo al numero delle vittime. Per i civili, da parte palestinese, manca poco a settantamila. Per i bambini, sono gli israeliani ad accusare i palestinesi di averne ucciso non so quanti, sempre il 7 ottobre, e di averli arsi vivi. I bambini di Gaza, sempre secondo i palestinesi, sarebbero ventimila (cifre che non sembrano lontane dal vero, se si tiene conto della durata della guerra, e della particolare efferatezza che l’ha segnata).
Dietro Netanyahu ci sono gli USA. Anche sotto Trump, il nuovo Presidente, ci sono gli USA. Sono gli Stati Uniti a rifornire Israele di missili, droni, poco manca che gli forniscano l’atomica. Dietro Netanyahu, e dietro gli USA, c’è lo spettro della terza guerra mondiale.
Gli USA hanno preparato un piano di pace, che sembra fatto apposta per gli israeliani. Sono molte le richieste già respinte: e io dubito che possa essere accettato da Hamas. Prima di tutto la tempistica. Trump ha fissato un termine brevissimo, settantadue ore dal cessate il fuoco, perché Hamas si pronunci. Hamas ha già fatto sapere che “ci deve pensare”.
Il piano, inoltre, prevede la ritirata da Gaza dell’esercito israeliano. Non dice né come né quando. Il piano di Trump non lo dice. Pure, si tratta di una clausola favorevole ai palestinesi, che Hamas ha tutto l’interesse a chiarire. Come deve essere chiarita la natura e la composizione dell’autorità (una sorta di protettorato) internazionale alla quale affidare il governo di Gaza e della Striscia.
Il piano Trump presenta quindi numerose lacune e si presta a svariate interpretazioni. Senza scendere in particolari, basti notare che il piano dovrebbe accompagnarsi a una mediazione; che la mediazione dovrebbe essere condotta da Trump; che non si è mai visto un mediatore schierato per una delle parti, tanto è evidente il conflitto di interessi. Frattanto il mondo si muove. Si muove e si è mosso in favore delle flottiglie:
Sono due: quella intercettata dagli israeliani al confine con Gaza, l’altra già partita dalla Turchia. Tutte, naturalmente in favore della Palestina.
In Italia, le piazze delle principali città (Bologna, Roma. Milano, Torino, Napoli) sono già state occupate. Anche quelle minori. Per oggi è stato proclamato uno sciopero generale che ha visto sfilare centinaia di cortei. Non posso non apprezzare queste iniziative che mobilitano così tante persone. Per la Palestina, contro Israele (e Trump, che vi sta dietro). Dubito però degli effetti reali di queste manifestazioni. Dietro Israele non c’è solo Trump, ci sono i Paesi arabi, più in generale i Paesi di fede islamica. Perplessità mostrano anche i Paesi occidentali.
Lasciamo stare l’Unione Europea, eternamente divisa. Lasciamo stare Giorgia Meloni, legata mani e piedi agli USA, e non poteva non stare dalla parte di Israele. Quello che preoccupa è che gli stessi palestinesi evacuati o sul punto di farlo siano divisi. Vero è che popolazioni stremate da due anni di guerra non vedono l’ora che finisca, quale che sia il prezzo della resa. E di fronte al male c’è sempre il peggio.
Michele Di Lieto ottobre 2025

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