Sta per uscire nel prossimo numero de “il Sud” un servizio sul ritorno, in Campania, del generale Carmine Adinolfi, comandate regionale dell’Arma dei Carabinieri. Qui di seguito anticipiamo parte del servizio.
Pestano, due lauree (in Legge e Scienze della Sicurezza), il Generale è il nuovo Comandante regionale dell’Arma dei Carabinieri della Campania
Scrivere un articolo sul conto del Generale Carmine Adinolfi, neo Comandante Carabinieri della Campania, è motivo di soddisfazione anche personale, trattandosi di un nostro corregionale. Adinolfi è un gentiluomo di altri tempi, schivo e non predisposto alle lodi, soprattutto se interessate, un gran lavoratore, un uomo di alto livello culturale ed umano.
Molto legato alla sua terra, sposato con due figli, ha altrettanti fratelli, Giuseppe e Vincenza, componenti di una vecchia famiglia di agricoltori di Paestum, particolarmente stimata da tutti, per l’onestà e la laboriosità che l’hanno caratterizzata da sempre.
La sua nomina all’alto e delicato incarico riempie di orgoglio l’intera comunità di Capaccio e Paestum, che lo ha visto nascere e formarsi come uomo e cittadino.
L’alto Ufficiale, essendo stato chiamato ad assumere il delicato incarico di Comandante nella sua Regione di nascita, è l’esempio di un “figlio del Sud” che ritorna, per dare un contributo molto importante al proprio territorio.
La Campania, tra l’altro, ha avuto il privilegio di avere come comandante, negli anni scorsi, l’attuale Comandante Generale dell’Arma, il Gen.C.A. Leonardo Gallitelli, che tutti ricordiamo con tanta stima e affetto per il suo generoso e qualificato impegno a contatto della gente e delle Istituzioni. La Legione Campania fa parte del Comando Interregionale Carabinieri Ogaden, attualmente retto dal Generale di Corpo d’Armata Maurizio Scoppa (nella foto, al centro), di origine napoletana, anche Lui particolarmente legato ai valori della nostra Terra. Sono quelli come Adinolfi che, nel corso della “costruzione” della loro vita professionale, culturale e sociale – con il ritorno – dimostrano di andare contro corrente.
Le persone perbene del Sud sono stanche di vedere l’Italia divisa in due: una parte sviluppata e produttiva, il Nord, ed un’altra piagnona, debole e improduttiva, il Sud, da cui si cerca di fuggire, quando si può. Invece, Carmine Adinolfi fa ritorno in Campania in un momento particolarmente delicato, anche se la presenza dello Stato viene marcata sempre più con l’arresto di molti latitanti camorristi, tra i più pericolosi e l’Arma risponde quotidianamente alle esigenze di sicurezza dei cittadini con importanti operazioni contro la criminalità. I Carabinieri hanno infatti concluso il 2010 con oltre 14.000 arresti, disarticolando pericolose organizzazioni e catturando 25 latitanti, di cui alcuni pericolosissimi. Se guardiamo al curriculum del neo comandante, da poco promosso Generale di Divisione, notiamo che la sua carriera è stata costruita sull’impegno concreto e su di un dinamismo straordinario: dovunque sia andato ha fatto bene.
In Sardegna, nei tre anni di permanenza nell’isola, ha visitato più volte tutte le Stazioni dell’Arma dei Carabinieri percorrendo circa 250.000 chilometri di strade. Una caratteristica professionale ed umana del Generale Adinolfi non è solo quella di fare visita ai Carabinieri, ma anche a tanti amministratori, professionisti, parroci. In questo modo, egli sviluppa una conoscenza anche personale dei suoi uomini e del contesto in cui prestano servizio.
Un modo concreto, quello del Generale Adinolfi, per conoscere la realtà e definire strategie appropriate, per prevenire il crimine attraverso le opportune strategie legate innanzitutto al territorio. Il motto delle sue trasferte: “stanchi, ma decisamente soddisfatti”.
Insomma, un confronto positivo che consente di ascoltare, direttamente dalla voce dei primi cittadini, le problematiche dei piccoli e dei grandi centri, per rafforzare il rispetto reciproco che lega l’Arma alle popolazioni e viceversa.
Con queste iniziative, il Generale ha rafforzato la presenza dello Stato sul territorio, tant’è che molti Sindaci, nei loro colloqui, non parlavano tanto di sicurezza, quanto dei problemi di lavoro dei giovani, dalle sinergie legate alla funzione educativa e sociale tra le diverse realtà, quella metropolitana da una parte e dei piccoli centri dall’altra.
Ovviamente, tutto ciò ha consentito al Generale Adinolfi di dare vita ad una proficua sinergia, con il coinvolgimento delle altre Istituzioni, per bloccare sul nascere i fenomeni delinquenziali che si rivelavano differenti da zona a zona, soprattutto attraverso un’opera di prevenzione, attuata a contatto con i giovani nelle scuole e con le famiglie nelle parrocchie per parlare di legalità. Fondamentale è stato ed è, in tale contesto, il ruolo delle Stazioni Carabinieri, ritenute dal Generale Adinolfi insostituibili presidi di legalità. I Comandanti di Stazione, unitamente ai parroci ed ai sindaci, sono considerati dal Generale riferimenti irrinunciabili per i cittadini.
La strategia vincente è stata sempre quella di lavorare bene con i propri uomini e creare un rapporto di fiducia e stima con la gente del luogo.
Quindi, si può dire che il nostro Generale lega il suo impegno, senza mai risparmiarsi, alla fiducia dei suoi uomini, degli amministratori locali, delle parti sociali ed Istituzionali, per avere il massimo della prevenzione del crimine. Ma non perde mai di vista i problemi delle famiglie. Ed è proprio per questo che il Generale Carmine Adinolfi, conoscitore del territorio, potrà dare alla Campania quel giusto contributo, per costruire con gli amministratori, la gente e le istituzioni tutte, quella svolta di legalità che certamente rafforzerà ulteriormente il vecchio rapporto che lega storicamente la Stazione Carabinieri al territorio.
In questo breve periodo, egli ha già fatto visita a molte Istituzioni locali e caserme, partendo dai vertici di Napoli, Salerno, Benevento, Caserta, Avellino e le maggiori articolazioni delle Istituzioni territoriali.
Il Generale Adinolfi arriva nella città di Napoli, come dicevo sopra, nel momento più difficile per la questione della “munnezza” e con una popolazione molto demotivata e sfiduciata verso coloro che dovrebbero provvedere.
Il suo metodo di lavoro, basato sul continuo rapporto tra Carabinieri e realtà sociali, potrebbe contribuire a dare un significativo apporto al miglioramento della situazione.
Il Generale è fiducioso anche perché crede nel lavoro sinergico delle Istituzioni e, in particolare delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, ma soprattutto crede nella forza morale dei suoi collaboratori, sempre pronti al sacrificio.