Da Pushkino (Russia) all’Italia per amore

La speranza è sempre l’ultima a morire

Una ragazza russa di nome Svetlana che si è procurato, forse, un po’ di indirizzi e mail, scrive che è felice di ricevere una lettera da qualcuno e giù tutte le sue cose e speranze di ricostruirsi una vita o meglio ancora una famiglia, anche se in terra lontana.
Mi ricorda tanto la storia di “zio Ciccio” ed  il suo sogno americano, non ancora maggiorenne. Era apprendista meccanico. Aveva imparato il mestiere nell’officina di un lontano parente in un paesino del profondo sud.
Eppure la nostra vita, così inquieta e talvolta così vuota e banale, ha bisogno di trovare speranza, ha bisogno di vederla, come il marinaio cerca, in una notte di bufera, la luce del faro che lo possa guidare al porto, alla ritrovata sicurezza.
Ritornando a Svetlana la sua  storia non è uguale a quella di tante ragazze che vengono da paesi lontani  e che alla speranza di una vita diversa e migliore ritrovano un  “lavorare”, spesso, brutto e drammaticamente disastroso  in un ambiente lugubre, forse, peggiore di quello di prima magari per l’incontro di un uomo paraninfo.
Il ragionamento di Svetlana è diverso e cioè ella dice:  io ti dico chi sono e quali sono i miei obby ed anche il mio lavoro, tu scrivimi e raccontami di te e poi si vedrà.
Insomma Svetlana cerca di mettere in moto  le dinamiche profonde della personalità che c’è in ognuno di noi, stimola l’ attiva della ricerca umana, anche se faticosa e, spesso, zoppicante, punta con forza alla riconciliazio­ne del cuore per un cuore.
Svetlana pensa, anche, ai sentieri della libertà, alla via coraggiosa, per superare l’eventuale momento buio e sordo del dolore.
Svetlana cerca anche  la gioia di una amicizia, ed oltre, che le faccia compagna nella vita per ridarle fiato e voglia di riprende­re il cammino. In tutto questo il fatto più straordinario è il suo sforzo ad imparare a scrivere l’italiano che può essere la porta della speranza per una vita diversa, e forse, migliore.
In ogni uomo e donna i momenti magici della vita e anche quelli che induriscono il cuore e ce lo fanno sembrare come una pietra va ascritto a  tutto ciò che fa parte dell’esperienza esi­stenziale di ciascuno di noi e può essere riletto alla luce della Speranza, così come recitano le religioni ed il cattolicesimo in particolare.
I rapporti umani sono sempre al centro dei rapporti ciò è valso per la società di ieri, vale per quella di oggi non a caso le parole “Famiglia, lavoro e festa” sono state quelle scelte per il tema del  “ VII Incontro mondiale delle Famiglie”.
In merito veniva scritto: “Famiglia, lavoro, festa. Formano un trinomio che parte dalla famiglia per aprirla al mondo: il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo «spazio» sociale e vive il «tem­po» umano. Il tema mette in rapporto la coppia di uomo e donna con i suoi stili di vita: il modo di vivere le relazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa)”.
Per questo abbiamo voluto dare un riscontro tangibile alla speranza di Svetlana rendendone partecipe anche i nostri lettori. La storia di una ragazza che con la sua lettera si apre ad un mondo diverso dal suo è sicuramente un fatto di straordinaria portata che merita attenzione e riflessione.
L’allegato documento è la lettera di Svetlana, così come l’abbiamo ricevuta, senza nessuna modifica.
Dicevamo prima: la storia di Svetlana è uguale a quella di tante altre ragazze del suo paese che sono spinte a venire in Italia con la speranza di trovare un lavoro e magari anche una sistemazione definitiva per crearsi una proprio famiglia.

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