Partendo dal “Bene Paestum”,
un patto tra Comuni limitrofi per superare
incomunicabilità e rilanciare un programma di progetti
sinergici legati alla coltura, alla cultura ed al turismo
La redazione della “Voce di Strada”, diretta da Angela Sabetta, sta dedicando molto spazio alle problematiche che riguardano i comuni a ridosso di Paestum: Altavilla, Albanella, ecc.
Da quello che emerge ed appare dagli scritti non è solo un problema redazionale legata solo al territorio di questi comuni, ma di una precisa volontà a spingere la classe dirigenza a fare meglio e di più ed ai cittadini di partecipare di più nelle scelte progettuali.
Proprio in virtù a ciò vogliamo coinvolgere in questo discorso anche i nostri lettore attraverso qualche considerazione su quello che è la Piana del Sele e di Paestum e che ruolo potrebbe giocare Paestum, patrimonio dell’Unesco, se lo si fare diventare volano di un programma di sviluppo.
Un tempo la Piana del Sele e di Paestum era non solo un punto di riferimento storico culturale, ma anche un’area dove c’era una buona zootecnia ed una fiorente agricoltura che riguardano carciofi, ortaggi vari, pomodori, ecc. e che vedeva, la quasi totalità, della trasformazione dei suoi prodotti.
Oggi non è rimasto quasi niente oltre ad una buona produzione di mozzarella, ma fino quanto reggerà?
E’ questo il vero problema: fino a quanto reggerà quel tanto di “giro”, intorno all’agricoltura e la zootecnia, prima che la crisi travolge, in modo irreparabile, tutto questo?
Un tempo questo “giro” legato alla terra ed il riferimento storico culturale avevano dato vita ad un turismo anche di eccellenza che portato alla realizzazione di decina e decina di alberghi, oggi sono in crisi tutti ed in parte anche riferimenti come lidi balneari e campeggi, nonostante hanno riferimenti demaniali.
Perché tutto questo?
Perché, soprattutto, gli operatori economici non prendono atto di tutto questo?
Perché tanto silenzio di fronte a tanto degrado e ritardi progettuali?
Secondo alcuni analisti, ormai è comparta la cosiddetta apatia, un modo stancante di attendere la fine, cosi come avviene per i malati terminali.
Le persone perbene e propensi ad occuparsi di più della cosa pubblica si rinchiudono nelle proprie case, mentre domina la mediocrità e, spesso, la fanno da “smargiassi” sui mass media.
In merito una ricetta specifica non c’è, ma qualcosa bisogna pur fare per dare alle popolazioni più occasioni di lavoro e di impegni sociali, se ancora si vuole parlare di “società civile” ed è per questo che abbiamo salutato positivamente i servizi della redazione “Voce di Strada”, in merito suggeriamo di osare di più e di parlare di progettazione allargata all’intera Piana del Sele e di Paestum.
Tutto questo perché la Piana del Sele e di Paestum avrebbe dovuto e dovrebbe rappresentare un punto di forza – non solo per tutti i Comuni che si affacciano dal “terrazzo” sull’immensa pianura (Altavilla, Albanella, Roccadaspide, Trentinara, ecc.) ed i Comuni che sono “adagiati” su di essa, come Capaccio, Eboli, Agropoli, Giungano, etc. – , ma una straordinaria occasione per lo “sviluppo possibile” e lo “sfruttamento” meglio del sito archeologico millenario di eccellenza mondiale, ma così non è!
Se, poi, per un attimo pensiamo che ci troviamo di fronte ad una vasta area che potrebbe consentire di realizzare progetti di sviluppo legati a “colture e cultura” e che potrebbero puntare a risorse straordinarie legate al mare, ai monti, alle colline, ecc..
Le guerre fratricida come la gestione del Piano Sociale di Zona, sono deleterie e fanno male al territorio.
Da quanto ne sappiamo inizialmente Girolamo Auricchio, sindaco di Roccadaspide, chiedeva al comune capofila: Capaccio Paestum, la rendicontazione delle spese perché chiesta dalla Regione per accreditare i fondi, quindi, secondo quello che veniva detto, comunque dalla mancato esibizione di tale rendicontazione si è scatenato la fine del mondo: dimissioni dell’assessore al ramo di Capaccio, denunce pubbliche ed una “querella ” che non finiva mai…..
La debolezza del nostro Mezzogiorno parte proprio dall’incapacità di certi amministratori a fare bene il proprio “mestiere” per questo le tenace lotte, condivisibili o non, di amministratori volenterosi e capaci, vanno sostenute ed apprezzati a prescindere perché vanno nella direzione di più servizi e maggiore oculatezza nello spendere il denaro pubblico.
Le loro battaglie sono davvero finalizzate a tutto ciò?
Ebbene, fino a quando qualcuno non dimostra il contrario bisogna crederci.
Qui di sono allegati due comunicati della redazione “Voce di Strada”, relativamente al Comune di Altavilla: