Dal sito << L’ArgoLibro” >>
Qui di seguito troverete riportata la presentazione pubblicata dall’editore “L’ArgoLibro” sul proprio sito: http://largolibro.blogspot.com/2022/09/autore-michele-di-lieto-titolo-guerra.html , relativa al libro di Michele Di Lieto.
La Casa Editrice indipendente che ha la sede ad Agropoli (SA), Via G. Mazzini, 22 è anche una Libreria. Così come si legge sul sito, quindi “L’ArgoLibro” è una libreria, o meglio una casa editrice che si dedica anche ad eventi culturali e artistici, come: presentazioni, performance, reading, mostre, rassegne e tanto altro!
La dottoressa Milena Esposito è la direttrice della libreria, ma è anche una brava scrittrice ed autrice tra l’altro del libro dal titolo: Emily Dickinson – Il Sogno del Diavolo.
Nuovo libro: << Guerra, guerre, eccetera eccetera>> di Michele Di Lieto
Il mio amico Michele Di Lieto, giudice-scrittore, ha scritto un nuovo libro:
“Guerra, guerre, eccetera eccetera”.
Come si potrà legge, qui di seguito il suo ultimo lavoro è un libro incentrato sui motivi della guerra o meglio delle guerre.
Quindi, vale davvero la pena leggerlo, perché mette a fuoco non solo i veri motivi di una guerra alle porte dell’Europa, ma anche cosa sono le guerre e cosa rappresentano nel mondo. Esse non sono altro che fonte di povertà e di violenza, con alla base: affari sporchi di una minoranza.
Ovviamente, tutto questo è visto ed analizzato da chi è abituato a giudicare per mestiere e, quindi va nel profondo delle ragioni delle guerre.
Inoltre l’autore mette a fuoco cosa c’entra la finanza e le sue diramazioni nelle varie borse, attraverso il filo conduttore (il denaro) che le unisce nel mondo.
Perciò, dal lavoro di Michele Di Lieto emerge un “tsumani” (provocato anche ad arte) dell’economia mondiale ( non a caso per esempio si ipotizza che il gas viene pagato a 20/30/40/50 dollari reali e lo si vende anche ad oltre 300 dalla mattina alla sera, da un’ora ad un’altra..) che determinano morte e miseria a discapito, sempre e comunque, dei più deboli e più poveri, mentre un pugno di malfattori si arricchisce.
La politica ha fallito? Sicuramente si!
Questo perché nel mondo ormai comanda il “dio denaro”, che attraverso esso si corrompe un governante, un dirigente, un custode, un autista, un maggiordomo, un questurino, un giudice, un medico, un parlamentare, a qualsiasi livello, un amministratore locale, un pubblico Ufficiale, ecc., ecc., insomma è solo una questione di prezzo e, basta..
Il fallimento della politica va cercato nell’incapacità di progettare e di programmare sviluppo, ricchezza e lavoro per le società e, quindi, per i più deboli ed il territorio. Il popolo ha un valoro solo nel “linguaggio e parole”, ma non nella realtà, eppure il popolo potrebbe essere il miglio alleato o la forza reale dei governi e della politica per emarginare i furfanti, i corrotti ed i corruttori o meglio i nemico della razza umana.
In effetti la politica si è fatta travolgere dai farabutti, soprattutto della guerra, ospitando al suo interno anche adepti di costoro. Adesso, troppo spesso, non si selezione la classe dirigente per cui gli anticorpi della società sono molto limitati ciò comporta che il livello della classe dirigenza è molto debole, qualcuno, addirittura, definisce la classe dirigente terra, terra, con il cervello, spesso, disattivato, tant’è che, c’è anche chi parla, con molta superficialità, di utilizzo delle armi di distruzione di massa, senza pensare alle conseguenze reali.
La miopia di questi governanti e politici non le consentono nemmeno pensare che ciò significherebbe anche la causare della propria morte, dei propri cari e del proprio popolo. A questi pseudo governanti o politici, parlano, quindi con il cervello disattivato. Solo così si può trovare una spiegazione, ma ci può esistere una giustificazione, a ciò? Noooo! E, poi, davvero costoro possono essere identificati come rappresentante del popolo? Così come pure chi strizza l’occhio a chi parla positivamente di armi nucleari o le giustifica, non va che considerato anch’egli “decerebrato”? (n.n.).
Nella nota dall’editore “L’ArgoLibro”, sul proprio sito, si legge:
Esce “Guerra, guerre, eccetera eccetera”, il nuovo libro di Michele Di Lieto, magistrato in pensione votato alla scrittura. 36 capitoli, prefazione e intervista che affrontano il tema della guerra ucraina, delle guerre che vi girano attorno, di fatti di cronaca, di ricordi di vita.
L’opera segue di qualche mese il saggio precedente “Mario Draghi. Dalla pandemia alla guerra ucraina” (a fianco la pagina dedicata).
Si tratta di un libro che, per quanto riguarda la guerra ucraina, è decisamente contro corrente. A partire dall’“invasione” che, secondo l’Autore, costituisce il primo tassello della guerra di informazione portata avanti da Zelenskj, e sostenuta, se non suggerita, dagli USA. Non più guerra tra russi e ucraini, ma guerra tra russi e Stati Uniti, non più Putin e Zelenskj, ma Putin e Biden.
Michele Di Lieto attinge largamente al pensiero di Noam Chomsky, l’analista americano, ma contesta gli Autori (compreso Chomsky) che vedono nella guerra scatenata da Putin una vera e propria “invasione”, un atto “criminale” ma continuano a sostenere un negoziato (quale che sia) come l’unica via di uscita dalla guerra ucraina. Secondo l’Autore, invasione e negoziato fanno a pugni.
“Delle due l’una: o c’è stata invasione, e allora ha ragione Zelenskj a chiedere ai russi di ritirarsi dai territori occupati; o non c’è stata invasione, e quella ucraina è una guerra che risale lontano nel tempo e viene combattuta da entrambe le parti con dovizia di uomini e mezzi”.
Tertium non datur: lo riconosce lo stesso storico statunitense quando sottolinea l’iniquità di una soluzione che finirebbe per premiare, non punire l’invasore. Per Michele Di Lieto non c’è stata invasione: e Zelenskj continua a combattere una guerra voluta e finanziata dagli USA. Non è questa la sola “devianza” dell’Autore dalla “vulgata” comune. Strettamente collegata è quella che concerne la condizione di Zelensky, uomo intelligente ma scaltro, mero esecutore degli ordini USA, uno che “non muove foglia che Biden non voglia” (e questo perché “uno statista non si inventa dalla sera alla mattina”).
Per giungere a queste conclusioni, Michele Di Lieto sottolinea il valore strategico della terra ucraina, come stato cuscinetto a difesa del suolo dei russi (come se la Cina piazzasse stazioni missilistiche nel Messico al confine con gli USA: ma il parallelo è di Chomskj), come rileva la stranezza di una guerra combattuta e finanziata dagli USA, a migliaia di chilometri di distanza, una guerra per procura, coi russi da un lato, tutto l’Occidente dall’altro. Per difendere libertà e democrazia. Concetti questi ridotti, secondo chi ha scritto, ad espressioni prive di contenuto non solo in Russia, ma anche nei paesi occidentali. Di qui una critica non tanto velata alla politica di Joe Biden, avanzata da un Autore che odia il danaro, odia la potenza del danaro, odia anche gli USA. Ma il libro di Michele Di Lieto non si occupa solo della guerra ucraina, ma di tutte le guerre (a partire dalla guerra di informazione) che vi girano attorno: la guerra delle armi, la guerra delle lobby, la guerra per procura. Così come si occupa di fenomeni sociali solo parzialmente connessi alla guerra ucraina, le sparatorie di massa, così frequenti negli USA, un paese ancora attaccato al secondo emendamento, due secoli addietro.
Tra i tanti fenomeni esaminati rientrano eventi ormai diffusi in tutti i paesi occidentali, Italia compresa: il femminicidio, l’omicidio suicidio, le baby gang, analizzati alla luce della moderna sociologia, ma anche fatti colposi, non meno gravi, come gli infortuni sul lavoro, migliaia di morti all’anno. Un libro, insomma, che riflette, e fa riflettere. Sulla politica italiana degli ultimi anni, sul governo Draghi, sul neo liberismo, sulle prossime elezioni. Vi aggiunge l’Autore due brani che riflettono memorie di infanzia, ricordi di famiglia, e non hanno trovato posto nel libro “Memorie”, 2011, dello stesso Editore. Insomma: ce n’è per tutti. I motivi di interesse sono i più svariati. Auguri a Michele Di Lieto, magistrato scrittore, oggi anche analista politico.