Le false verità sugli archivi:
non sono luoghi “ polverosi e dimenticati “
Per conoscere meglio il patrimonio
culturale che ci circonda.
di Mariano Ciarletta*
Nella concezione comune, quando si parla di archivio, ci si riferisce inesorabilmente ad agglomerati cartacei di vario genere e materia che spesso sono attaccati da agenti biologici ( roditori, insetti, muffa). Ad aggravare il panorama di definizione negativo è il dizionario dei sinonimi di Monica Quartu (1986) , riproposto da Antonio Romiti nel suo manuale di archivistica generale che associa alla figura dell’ archivio termini come : buio, oblio, disordine, polvere. Sebbene la disciplina archivistica sia ormai conosciuta in tutto il mondo, la percentuale di studenti, soprattutto del Sud Italia, che nel ramo dei Beni culturali sceglie questo percorso è sempre più esigua. Eppure, al di la delle nozioni negative che oggi la maggior parte della gente associa agli archivi ,nella storia ,questi ultimi hanno sempre avuto un peso rilevante. Si potrebbe iniziare dai famosi scavi di Ebla ( Terzo millenio a. C ) rientranti anche nel ramo Archeologico , in cui le tavolette create dapprima in maniera frammentaria, venivano poi ordinate da specifici addetti. Da qui si comprende già la necessità da parte dell’ essere umano di classificare la documentazione scritta e tutelarla in modo che la produzione divenisse memoria storica a tutti gli effetti. In riferimento all’ epoca antica , possono essere citate anche le tavolette della zona del Tigri e dell’ Eufrate le quali, create con un materiale argilloso hanno resistito in maniera sostanzialmente positiva alle varie intemperie e sono giunte fino ai nostri giorni. Se parliamo della civiltà Micenea ad esempio, possiamo comprendere come all’ interno dei palazzi, andati poi perduti a causa di catastrofi naturali ( terremoti, incendi, tempeste) vi fossero delle sale in cui la specifica documentazione , allora in argilla fresca venisse conservata. A causa di un incendio, infatti, parte delle tavolette cottesi, ci sono pervenute fino ai nostri giorni, permettendoci quindi di dedurre che la disciplina archivistica ha rami effettivamente profondi. Spostandoci rapidamente nel Medioevo, si parla di contraffazione della “documentazione giuridica” e come in età Romana porre il documento in archivio era un’ attestazione di fides, ovvero di autenticità.
Basti pensare che lo stesso Federico II istituì la condanna a rogo per coloro che avessero osato contraffare la documentazione archivistica per scopo di lucro.
Oggi tutto questo sembra essere scomparso. Anni di storia in cui gli archivi erano tra i beni di “ eccellenza”, spariti con la modernità che ,sempre più spesso, preferisce lasciare in mani poco competenti la gestione di documenti e di natura storica e di natura giuridica. Fortunatamente però c’è ancora chi resiste e con spirito di coscienza e soprattutto “ conoscenza” , applicando le giuste norme porta avanti la tutela della documentazione.
Per il Sud vanno citati positivamente l’ archivio parrocchiale di Carpineto a Fisciano, Il Diocesano di Salerno e l’ archivio statale di Napoli. Mentre per la zona dell’ Italia centrale, madre dell’ archivistica ,vi è addirittura una scuola specifica che forma tale categoria di funzionari.
Il vero obbiettivo degli archivi dunque, non è dimenticare o seppellire la documentazione , ma preoccuparsi che questa venga tutelata nelle diverse fasi di formazione: dalla nascita fino al momento in cui non risulta essere più utile e ordinarla secondo un criterio che non preveda il depauperamento del materiale che nello specifico viene riconosciuto come “ bene pubblico”
Quanto detto, dunque, ci porta ad una conclusione effettivamente triste: stando alle analisi storiche, gli uomini del passato avevano sicuramente maggior cura e rispetto per i beni culturali ( Archivistici , Archeologici, Storico artistici) che invece, oggi, l’uomo moderno non sa né apprezzare né conservare e questo atteggiamento di pura indifferenza, conoscendo le grandi tecnologie di cui la società odierna dispone ci fa riflettere su come si dia spazio a cose poco importanti, quando invece la storia , il nostro passato, quello che noi stiamo stati e continueremo ad essere, crolla dinnanzi ai nostri occhi.
*Studente Beni Culturali ( Ramo Archivistico – librario)– Unisa
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