Il magistrato Michele Di Lieto ha scritto: odio il talk show ed in particolare, odio le americanate con i battimani, largiti a comando e senza risparmio

Il dott. Michele Di Lieto, magistrato in pensione, a proposito del compleanno di Eugenio Scalferi, evidenzia che non era necessario che Giovanni Floris approfittasse del compleanno del decano del giornalismo italiano, con i meriti che ha acquisito, per farlo parlare dell’ultimo anno di vita politica del governo Salvini-Di Maio.
Il fatto che più disturbava del talk show, secondo il dott. Di Lieto, era il suo complesso che faceva apparire: <<… quasi che lui, Eugenio Scalfari, avesse bisogno di Floris e di quattro scalmanati con gli applausi a comando, come se fosse un giovane inesperto in attesa di farsi vedere di fronte alla prima telecamera della vita. Le polemiche non sono mancate…>>.
Inoltre – evidenzia nel suo articolo il giudice Di Lieto – si aveva anche la sensazione che Eugenio Scalferi era lì per avere un po’ di notorietà e per prendersi qualche applauso, sottovalutando il suo ricco curriculum e con “… un bagaglio di scuola liberal-socialista, veramente ammirevole, oltre che su nozioni culturali più vaste, acquisite nel lungo, lunghissimo periodo di attività professionale…”.

La politica e i talk show: un disastro

Il giudice Di Lieto

Mi è capitato l’altra sera, su La 7, di assistere al talk show condotto da Giovanni Floris, e di vedere (o rivedere) due figure, due personaggi che ho sempre apprezzato, e dai quali molto ho imparato, anche se le loro idee non sempre coincidevano con le mie. Eugenio Scalfari e Pier Luigi Bersani. parlo del primo. Prima però, prima di parlare dello show e di chi vi ha partecipato, lasciatemi dire che non sono un frequentatore abituale di questo genere di trasmissioni: è stato per puro caso che l’ho vista. Posso anzi dire, senza esagerare, che io odio il talk show e le trasmissioni che gli somigliano. Di questo genere di cose odio le comparsate, le sbruffonate, le interviste scontate, odio le sale trucco e gli assistenti per le parrucche, odio le attese, i sarcasmi, i contrasti apparenti, odio le americanate, e tutto ciò che sa di americano (il format, come tutti sanno, è stato introdotto dagli Stati Uniti). Ma quello che proprio non soffro sono i battimani, largiti a comando e senza risparmio, chiunque parli, qualunque cosa dica, anche se opposta a quella di prima, egualmente applaudita. E’ solo un caso, dunque, che io abbia visto il talk show di Giovanni Floris, ed è un caso che io lo abbia visto proprio la sera che stavano assieme (erano i primi della scaletta) Eugenio Scalfari e Pier Luigi Bersani. Parliamo del primo. Ho già detto che ha compiuto, proprio in questi giorni, novantacinque anni: può considerarsi anche per ragioni di età il decano del giornalismo italiano (ha concorso a fondare l’Espresso, è stato fondatore e direttore de La Repubblica) o, come preferirebbe, è stato il suo medico a suggerirlo, il Gran Vegliardo. Con tutti gli anni che ha, è dotato di intelligenza vivace e di memoria di ferro: che gli consentono, intelligenza e memoria, di parlare e scrivere (scrive ancora l’editoriale domenicale de La Repubblica) di qualsiasi argomento senza impacci. Contando su di un bagaglio di scuola liberal-socialista, veramente ammirevole, oltre che su nozioni culturali più vaste, acquisite nel lungo, lunghissimo periodo di attività professionale. Ora, che il conduttore di un talk show televisivo riesca ad assicurare il primo posto ad Eugenio Scalfari come atto di omaggio al decano del giornalismo italiano che ha compiuto gli anni, mi è sembrato doveroso, non eccessivo. Altrettanto non mi sembra di poter dire se il conduttore chiede e il decano acconsente a rilasciare una intervista, con domande e risposte relative all’ultimo anno di vita politica, al governo Salvini-Di Maio. Intervista che ha dato modo al Gran Vegliardo di ripetere cose dette e ridette fino a diventare luogo comune, per ribadire, in sostanza, che Matteo Salvini, fascista di destra, e della destra peggiore, è candidato a diventare il nuovo Mussolini, e che Di Maio, di sinistra solo per finta, è una sorta di minus habens, candidato ad essere fagocitato e soppresso da Salvini. Giudizi e previsioni che, intendiamoci, possono anche essere fondate (e sono in molti a paventare questi rischi con la deriva che ha preso il Movimento e col successo crescente di Salvini). Solo che non mi è sembrato bello che Scalfari, con i meriti che ha acquisito, coi riconoscimenti che gli sono dovuti, approfittasse dell’occasione compleanno, per farne, in concorso con Floris, la pedina di lancio per una pubblica uscita. Quasi che lui, Eugenio Scalfari, avesse bisogno di Floris e di quattro scalmanati con gli applausi a comando, come se fosse un giovane inesperto in attesa di farsi vedere di fronte alla prima telecamera della vita. Le polemiche non sono mancate. Qualcuno ha parlato di “sparata”, di “sparata grossa”, di “frasi Inaccettabili”, di “bastonate” a Salvini e a Di Maio (nota su Libero del 9 aprile 2019). Non sarà Eugenio Scalfari, dall’alto degli anni che ha, a dolersi di queste accuse: io penso che meglio avrebbe fatto se le avesse evitate…
Michele Di Lieto

Michele Di Lieto, magistrato scrittore collaboratore della nostra testata, ci prega di leggere e pubblicare questo pezzo. E’ una delle prime pagine di un nuovo volume, dedicato all’esperienza governativa di Luigi Di Maio e Giovanni Salvini. Un anno di storia, un anno di governo: che l’autore ripercorre nei momenti salienti, a partire dall’Aquarius fino ai giorni nostri. Il libro è attraente, e niente esclude che lo pubblichiamo per intero. Chi fosse interessato, potrà rivolgersi a noi, ma anche all’autore, al suo indirizzo on line: micheledilieto2@tiscali.it.

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