Spera e Guzzo, di nuovo insieme, adesso si ritrovano sull’opera letteraria: “L’inciucio e la sua evoluzione” che fa seguito al testo “Aneddoti Castiglionesi” scritti da Pietro Guzzo.

 

 

  • Il nostro collaboratore Angelo Michele Spera, già Dirigente dell’ASL Salerno ed ex Sindaco di Pontecagnano Faiano, ha scritto la prefazione e l’introduzione, che di seguito pubblichiamo, al libro “L’inciucio e la sua sua evoluzione” che fa seguito all’altro libro: “Aneddoti Castiglionesi” del suo ex collega Pietro Guzzo.
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  • Angelo Michele Spera ha cercato di tracciare ed illustrare le origini dell’opera letteraria, le caratteristiche e le finalità del lavoro compiuto, in modo da garantire una buona lettura del testo, creando attrazione per la veridicità della narrazione e mettendo a fuoco il significato del cosiddetto “inciucio”. In effetti viene evidenziato, raccontando, l’utilità degli episodi, per non dimenticare fatterelli, storielle e tutto ciò che nel tempo i cittadini di Castiglione del Genovesi, di anno, in anno si sono tramandati, ovviamente anche la tradizione dell’inciucio che è un’evoluzione sociale che riguarda, un pò tutti. Giustamente il dottore Spera richiama alla memoria  “il famoso “patto della crostata” – felice definizione di Francesco Cossiga – fra D’Alema e Berlusconi, del giugno 1997″.
  •  Come si sa l’aneddoto e l’inciucio possono essere usato a scopo moraleggiante, didattico o retorico, ciò anche per citare un esempio concreto dell’argomento di cui si parla o si sta trattando nella conversazione o inciucio, come pure può avere uno scopo satirico e umoristico che determina curiosità.
Pietro Guzzo

Pietro Guzzo, già brillante Direttore ammnistrativo di Macroarea di Azienda pubblica del difficoltoso settore sanitario, con puntate, significative, nel Sindacato e nel governo del Comune di adozione, Castiglione del Genovesi, col dismettere di tali impegni, si è dedicato, con successo, alla scrittura di libri, diversi, dimostrando di possedere ampia e variegata cultura, con conoscenze che spaziano nei molteplici campi dello scibile, dal genere leggero al complesso, che esprime con linguaggio multiforme, raffinato e dotto e con fluidità di narrazione, che avvolgono, catturando, il lettore.

Nel corso della presentazione del suo scritto “Aneddoti Castiglionesi”, dal dibattito emerse che le argomentazioni trattate, di derivazione tipica della società castiglionese e dell’area picentina, malcelassero forme di dicerie ispirate dal “ciu-ciu”, ovvero dell’inciucio, per cui si sollecitò l’Autore a completarne lo studio.

Lo Scrittore, attento e puntuale, ha assolto all’incarico, magnificamente, con quest’ultima, sontuosa, fatica letteraria “L’inciucio e la sua evoluzione”, che ci lascia stupefatti, per la capillare indagine compiuta, sia sotto il profilo letterario che sociologico, con minuziosità, ricchezza ed abbondanza di particolari, riuscendo a far affiorare che non vi è dimensione, dal terreno all’extraterrestre, svincolata dall’inciucio.

Compiendo uno sforzo strabiliante, con sagacia e penetrante ricerca, è stato capace di estrapolare l’inciucio dai contesti più disparati e, su una materia che può apparire marginale e secondaria, ha avuto l’abilità di costruire una summa, multipla ed articolata nei dettagli più capillari, che si dispiega dalle origini del genere umano all’era attuale, coinvolgendo ogni tensione che ruota intorno all’uomo, con la finalità di mettere in luce come il vituperato inciucio è pars construens delle vicende esistenziali, nel bene, soprattutto e, talvolta, anche nel male.

D’altronde, se proprio si vuole forzare il tema, si può ritenere che anche la nostra conoscenza ed amicizia, rafforzatasi più recentemente, trae fondamento dall’inciucio positivo, fatto risaltare da dipendenti interessati, in riferimento al nostro autonomo e convergente agire, prodigandoci in aree identiche, ma di differente realtà, per l’efficace risoluzione delle loro problematiche, al fine di motivarne ed elevarne le prestazioni lavorative.

Della voce “inciucio” non si rinviene traccia né nel Grande dizionario della lingua italiana, di Salvatore Battaglia, né nel Grande dizionario italiano dell’uso, di Tullio De Mauro.

Il termine compare nell’italiano gergale solo verso la fine del secolo scorso, adoperato prevalentemente dai giornalisti politici, con significato dispregiativo, ad indicare accordi poco limpidi, se non al limite della liceità, e, specificamente, per bollare il famoso “patto della crostata” – felice definizione di Francesco Cossiga – fra D’Alema e Berlusconi, del giugno 1997, per poi emergere a dignità di lemma nel Vocabolario Treccani, Supplemento 2004, e nel Vocabolario Devoto-Oli 2002-2003.

In verità, di inciucio si parlava già alla fine del XIX secolo, come attestato dal Vocabolario Napolitano-Toscano di R. D’Ambra del 1873, che lo fa scaturire dalle forme onomatopeiche “ciò ciò” e “ciù ciù”, sotto forma di idioma regionale, ovviamente napoletano, per apostrofare il pettegolezzo, non proprio malevole, ma espressione di verità camuffata.

Con la sua ampia ed ineccepibile analisi speculativa, Pietro Guzzo, esercita una rivoluzione culturale: l’inciucio diviene fatto di portata universale perché, con dovizia di aneddoti e documentazioni, dimostra che la sua origine si perde nella notte dei tempi ed il suo sviluppo è costante nella storia del mondo.

Riesce, infatti, con circostanziata abilità ermeneutica, ad evidenziare che l’inciucio vive nella società di ogni epoca, interessando ogni ambito e condizione, sia immaginabile che impensabile.

La panoramica sull’inciucio è esaustiva: dal “ciù ciù” campano, più spiccatamente napoletano, regionalistico e localistico, ai Classici della letteratura, dall’antica Roma alla Mitologia, dalla Bibbia ai Reali, alla Politica e, perfino, al mondo animale, per acquisire consacrazione nell’Età contemporanea, ancora convalescente per la feroce pandemia, segnando, senza soluzione di continuità, i margini della sua evoluzione, dall’iniziale, semplicistico parlottio al gossip internazionale, per assumere valenza etico-scientifica con ripercussioni anche sul sistema economico, di cui diviene struttura portante di elevato valore.

In questo excursus, colpisce, più degli altri, la dimostrazione dell’esistenza dell’inciucio nel “mondo animale” e nella “Bibbia e dintorni”, quale efficace mezzo di risoluzione di controversie, con funzione pedagogica per l’uomo stesso.

L’opera, infatti, non è solo descrittiva, ma, per ampi tratti, didascalica.

L’inciucio, quello che sembrava essere un banale, risibile, deprecabile e trascurabile pettegolezzo, nel terzo millennio assurge a risorsa dell’Umanità.

 

 

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