Il giudice Di Lieto scrive: “l’uomo Berlusconi è stato dotato da madre natura di intelligenza, di intuito, di capacità non comuni, che lo hanno elevato al di sopra di una classe dirigente incapace e immatura.

Silvio Berlusconi se n’è andato. E’ morto alle nove e mezzo del 12 giugno 2023, all’Ospedale S. Raffaele di Milano, dove era stato ricoverato il pomeriggio del 9 di giugno ultimo scorso. Per la verità, nessuno aveva creduto che il leader di Forza Italia fosse stato ricoverato per controlli periodici già programmati, con un paziente affetto da leucemia, leucemia monocitica, ma sempre leucemia. Nessuno ci aveva creduto da che il conduttore TG de La 7, con voce rotta dall’emozione, aveva annunciato di essere stato costretto a modificare la “scaletta” per due gravi notizie appena arrivate. La prima era quella di Silvio Berlusconi, ricoverato improvvisamente al San Raffaele.

Il dott. Michele Di Lieto

Tutti o quasi tutti cominciarono a chiedersi perché questi controlli “programmati” fossero stati anticipati, quali fossero le condizioni reali di salute del Cavaliere. Poi erano giunte notizie più rassicuranti, come di solito avviene per pazienti di notorietà sconfinata, soprattutto per evitare allarmismi ingiustificati, o per fugare il timore che gli allarmismi siano più che giustificati. Così i sanitari del San Raffaele si erano affannati a segnalare che il ricovero non era correlato ad alcuna criticità, che il paziente aveva dormito tranquillo, che la notte era stata regolare. Intanto, era giunta al San Raffaele la primogenita del senatore, Marina, poi il fratello Paolo, per rimanere vicini al congiunto malato.

Le cose sono improvvisamente peggiorate. Sono arrivati di corsa i figlioli e i congiunti più stretti, ma non c’era più nulla da fare. Il senatore era spirato o stava per spirare. Unanime è stato il cordoglio negli ambienti politici, calcistici, finanziari, della comunicazione, dell’editoria. Che sono i campi in cui ha lasciato la sua impronta un uomo che, bene o male, ha fatto la storia di questo Paese.

Politica. Silvio Berlusconi è stato per trent’anni il leader dei moderati, uno schieramento politico di centro destra che prima di lui non c’era. Ma prima della “discesa in campo”, come lui stesso aveva chiamato l’ingresso in politica, Berlusconi non era un illustre sconosciuto: come imprenditore aveva costruito quartieri residenziali a Milano, aveva lanciato la TV privata in contrapposizione alla RAI, comprato una squadra di calcio, il Milan. Di qui una contrapposizione feroce coi partiti di centro sinistra che non gli perdonavano la commistione tra politica e azienda privata e il dominio incontrastato dei media a favore degli interessi aziendali. Vi fu anzi chi teorizzò la “discesa in campo” come sorretta da interessi finanziari per gravi perdite in Borsa.

Calcio. Silvio Berlusconi fu il primo a capire quale fosse l’influenza che il popolo del calcio poteva tributare al suo Presidente, soprattutto quando la squadra sia composta di fuori classe tipo Van Basten e Gullit. Berlusconi vinse in trent’anni 28 trofei, 5 scudetti, non so più quante coppe, compresa la Coppa dei Campioni.

La finanza. Abbiamo appena accennato agli interessi finanziari che avrebbero, secondo alcuni, provocato la sua “discesa in campo” politico. Già prima però Silvio Berlusconi aveva concentrato i suoi interessi sulla Fininvest, controllata da sette holding (Silvio Berlusconi e figli) per una quota complessiva del 61 per cento, e nel 1996, la Mediaset, anch’essa controllata da Berlusconi, veniva quotata in Borsa.

La comunicazione. La storia della comunicazione è profondamente cambiata con Berlusconi. Attraverso le TV private, fondate sulla pubblicità, Silvio Berlusconi ha rivoluzionato il mondo dei media, da quando la RAI è entrata prepotentemente nel campo pubblicitario, ed ha trasformato il popolo dei telespettatori in popolo elettorale. Da che è morto, non c’è alcuno che non ricordi i passi salienti di questo cambiamento, realizzato attraverso messaggi (l’Italia è il paese che amo”, colpi di scena “il contratto con gli italiani”, artifici elettorali (le battute non sempre azzeccate), che hanno modificato persino il linguaggio televisivo.

L’editoria. Ho sentito l’altro giorno il commento rotto dall’emozione di Vittorio Feltri, direttore editoriale di Libero, che ha detto, fra l’altro, di essere diventato ricco grazie a Berlusconi, e questo basta per avere ammirazione e gratitudine. La verità è che tutti i giornali di grossa tiratura oggi si sono uniformati alla voce berlusconiana, che è diventata l’unica voce di tanta stampa.  Ma la vita di Silvio è stata costellata da notevoli iniziative nel campo editoriale, da che ha acquistato la Mondadori diventando il primo editore italiano nel settore libri e periodici.  Fin qui le attività più rilevanti di Silvio Berlusconi. Mi è parso doveroso, soprattutto per un uomo che è morto, segnalare gli aspetti positivi dell’attività di un uomo che, nel bene e nel male, ha fatto la storia di questo paese.

Veniamo agli aspetti negativi. Si riassumono tutti nel “conflitto di interessi” che ha caratterizzato la vita politica di questo personaggio della vita politica italiana. Nasce dallo strapotere mediatico di Silvio Berlusconi, e dal timore, che non è stato tanto timore, che la sua attività politica fosse influenzata dagli interessi privati di un uomo ricchissimo, che non ha esitato a sfruttare il potere per finalità niente affatto pubbliche. Certamente l’unanimismo dell’informazione, della stampa (quasi tutta), della TV (per intero, e asservita alla pubblicità delle aziende private) ha nuociuto non poco all’immagine dell’uomo politico che dovrebbe evitare per definizione un contrasto del genere, e questo nel linguaggio comune senza cavilli dottrinali. Perché l’uomo comune rifiuta questa cointeressenza tra pubblico e privato e pretende che il candidato alle elezioni rinunci alla candidatura e, se sia eletto, rinunci alla carica (pubblica o privata) che determina il conflitto di interesse.

L’esempio emblematico del conflitto è dato, nel caso Berlusconi, dalle leggi ad personam, dai lodi arbitrali, dalle sentenze spesso contraddittorie che hanno prodotto in gran parte la prescrizione dei reati. L’elenco sarebbe assai lungo, a partire dal lodo Mondadori al processo All Iberian, dalla legge Alfano alla legge Severino. E’ inutile dire che la prescrizione matura col decorso del tempo, e che nessuno più di Berlusconi, e dei suoi legali, poteva fruire di cavilli e astuzie legali sconosciute ai comuni mortali.

Ora, si può dire tutto quel che si vuole sugli aspetti negativi dell’opera trentennale di Silvio Berlusconi che tutti si possono riassumere nel danaro, nel potere corruttivo del danaro, nell’ostentazione persino eccessiva delle sue fortune economiche, nella rivendicazione di poteri che gli hanno fruttato il titolo di imprenditore accurato e persino la fama di latin lover (e ho appena accennato alle disavventure giudiziarie che ne hanno fatto, secondo alcuni, un martire della giustizia italiana, secondo altri, l’uomo che ha saputo piegare lo stato di diritto a suo piacimento creando una eccezione “pericolosa e potenzialmente eversiva”), a parte tutto questo bisogna riconoscere che l’uomo Berlusconi è stato dotato da madre natura di intelligenza, di intuito, di capacità non comuni, che lo hanno elevato al di sopra dei rappresentanti di  una classe dirigente incapace e immatura.

E’ questo il merito principale che bisogna riconoscere a Silvio Berlusconi. Per uno come me, che odia il danaro e il potere corruttivo del danaro, non è poco.

Michele Di Lieto*

*Già Consigliere alla Corte di appello di Salerno e scrittore

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