Dopo qualche decennio, ho fatto ritorno a casa dei coniugi Liliana e Giuseppe Di Benedetto, due persone speciali e straordinarie, e mi sono chiesto: ma per loro due il tempo non passa mai? Li ho trovati in forma, sorridenti ed in armonia, come una volta. Al di là delle trasformazioni biologiche che, purtroppo, il tempo e la natura impongono, la loro bellezza e cordialità sono intatte. Ad onor del vero, con il professore Giuseppe mi sono sentito telefonicamente, spesso, cioè ogni qualvolta un amico o parente aveva bisogno di qualche consiglio di un eccellente cardiochirurgo. Come sempre, da buon amico, si è messo a disposizione, con umiltà e tanta, tanta gentilezza.
Ritorniamo all’incontro con i coniugi Di Benedetto o meglio con i primi attori della famiglia. Va subito detto che Liliana Verdoni e Giuseppe Di Benedetto danno ufficialmente vita alla loro famiglia, con il matrimonio celebrato nel Duomo di Amalfi, nel 1978. Dalla loro unione nacquero due bambine: Lara e Chiara, ormai due professioniste adulte che si sono ritagliate un ruolo importate nella società.
In tutti questi anni, la famiglia Di Benedetto ha incentrato la sua esistenza sull’amore, ma soprattutto nella costruzione di una famiglia serena, meravigliosa. Per fare questo, qualcuno ha dovuto rinunciare a qualcosa. Questo qualcuno è stata Liliana, che ha rinunciato alla sua passione: il giornalismo.
Giovanissima, aveva intrapreso la carriera di giornalista, che per lei significava la “primavera della vita”. Nonostante questo, per la sua famiglia e per l’amore di Beppe, come lei lo chiama, ha rinunciato alla sua passione, dedicandosi completamente alla famiglia, ma non solo.
Intraprendente com’è, ma soprattutto perché era, ed è ancora, un vulcano di idee, si inventò, anche da casa, qualcosa che appagasse la sua passione e fosse utile per il suo Giuseppe. Diede vita, così, ad un’attività di comunicazione, non ufficiale, ma molto utile alla professione del cardiochirurgo Di Benedetto. In un certo senso, ha continuato a fare la sua professione, realizzando da casa il cosiddetto “ufficio di comunicazione e di rappresentanza”. In questo modo, ha contribuito a definire e ha sostenuto la carriera di Giuseppe Di Benedetto, senza che lui se ne preoccupasse più di tanto. I contatti e i rapporti con i colleghi, con le istituzioni, con la stampa e i relativi comunicati, oltre alle relazioni per seguire la convegnistica del settore di cardiochirurgia hanno consentito al prof. Di Benedetto di confrontarsi con gli altri cardiochirurghi, in tutto il mondo.
Insomma, vogliamo chiamarla un’ “assistente- ombra” ? Forse! Anche strategicamente era quella che “c’era e non c’era”; quando occorreva, appariva nella veste di consorte, sempre al momento giusto. Tutto questo, ha consentito al prof. Di Benedetto di dedicarsi completamente alla professione e di muoversi con maggiore tranquillità, in Italia ed all’Estero, ben sapendo che di tutto il resto se ne sarebbe occupato la sua Liliana. Chi non ricorda Christian Barnard, sudafricano, autore del primo trapianto cardiaco? In quel tempo, tutti lo osannavano e lo volevano incontrare. Era quasi impossibile, ma non per Liliana Verdoni.
L’audacia della dottoressa Verdoni escogitò un piano, creando le condizioni, a Parigi, per far incontrare Christian Barnard e Giuseppe Di Benedetto, un incontro importante, dove si parlò di passato, presente e futuro del “motore” del corpo umano: il cuore.
Come dicevo prima, ho incontrato i coniugi Di Benedetto ed abbiamo un po’ ricordato il passato e il loro straordinario rapporto, rammentando anche quanto riportato, in un mio articolo di qualche anno fa, dove Liliana diceva del marito Giuseppe: “Beppe non è per le grandi fiammate, ma è molto attento alle mie esigenze e fa di tutto per farmi piacere. Mi coccola e mi fa sentire importante, ma è anche capace di stupirmi. Non è geloso. Io lo sono molto di più, ma nessuno dei due ne ha dato motivo all’altro. Potrebbe far innamorare qualsiasi donna”.
Mentre Giuseppe Di Benedetto diceva della moglie: “ Liliana è una compagna dolcissima, è la moglie che tutti mi invidiano”.
Ritornando a Liliana Verdoni, è una donna molto colta che sfata ogni cosa o frase, come quella di Virginia Woolf : “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, variamente interpretabile come madre o moglie, in molti casi credo come entrambe. Nel caso di Liliana, più che dietro, direi che è stata a fianco del marito Giuseppe. Ella, non solo si è curata della famiglia, ma ha contribuito anche, attraverso la comunicazione e le relazioni, a potenziare e sostenere la carriera del professor Di Benedetto.
Insomma, Liliana ha costruito una vera e propria organizzazione, fatta di contatti, rapporti, relazioni e comunicazioni che hanno molto giovato alla professione del cardiochirurgo Giuseppe Di Benedetto. Ciò ha favorito e creato consenso anche sull’autonomia decisionale del paziente, proprio per la puntuale informazione, la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del cardiochirurgo hanno fatto il resto. Giuseppe Di Benedetto è apprezzato in Italia ed all’estero.
La dottoressa Liliana Verdoni ha costruito momenti di comunicazione interpersonale e istituzionale o di quella fruibile con altri medici o professionisti della cardiochirurgia. Per la Verdoni la comunicazione deve produrre un cambiamento nei comportamenti, negli atteggiamenti o nei valori del ricevente e, non solo. Insomma, i fatti e gli argomenti devono essere la prova provata della professionalità, in modo che ci sia una verità unicamente legata ai risultati. Se dei buoni risultati nessuno parla o nessuno sa, come un ammalato può avvantaggiarsi e scegliere il suo medico? Non è forse vero che con la conoscenza, la divulgazione ci si può migliorare, potenziare o perfezionare?
Ma che cosa ha rappresentato, per la cardiochirurgia mondiale, il prof. Giuseppe Di Benedetto?
Era maggio 2007, quando fu inaugurata la Torre Cardiologica degli Ospedali Riuniti di Salerno, che occupava undici piani del cosiddetto “Dipartimento cuore” diretto dal professor Giuseppe Di Benedetto. Era considerato tra le “Unità sanitarie nazionali d’eccellenza”: da tutta Italia e dall’estero si richiedevano prenotazioni e consulenze.
Pur di dare a Salerno un riferimento sanitario nazionale ed internazionale, il cardiochirurgo Di Benedetto aveva rifiutato le offerte di una clinica svizzera e di un Ospedale romano, per assumere la direzione della “Torre del Cuore”.
I successi si susseguivano, tant’è che Giuseppe Di Benedetto fu eletto Chairperson dell’Area Cardiochirurgica dell’A.N.M.C.O. e, sotto la sua direzione, il reparto di Cardiochirurgia vinse la medaglia di Bronzo nello S.T.I.C.H. “Surgical Treatment of Ischemic Failure”, a cui parteciparono ben 96 centri di tutto il mondo.
Nel corso degli anni, il professor Di Benedetto ha messo la “Torre del Cuore” al passo con i tempi, soprattutto puntando sulle innovazioni tecnologiche che gli consentivano di eseguire diagnosi accurate e interventi straordinari, senza essere invasivi, attingendo a un’ampia scelta di alternative terapeutiche per offrire risposte personalizzate al singolo caso clinico dei pazienti, in attesa di essere salvati. Di Benedetto è stato anche un grande dirigente-maestro. Quando è andato via, non ha lasciato il vuoto, ma bravi giovani professionisti, ben formati, con una prestigiosa équipe che affidò al suo braccio destro, il prof. Severino Iesu, che, nel corso degli anni, ha difeso, in lungo e largo, sottolineando che l’indicazione di Severino Iesu era legata solo ed unicamente ad un fatto professionale e non altro. Secondo Di Benedetto, fare il medico dovrebbe essere una scelta d’amore, passione e non altro. Soprattutto, non si devono cercare scorciatoie per fare carriera : “A che serve arrivare all’apice, quando poi sei un mediocre?”
La sua professionalità l’ha indotto sempre a scelte oculate. Nel 2022 al Simposio aortico dell’American Association for Thoracic Surgery (AATS), il meeting internazionale sulla chirurgia dell’aorta svoltosi a Boston, ci furono parole di apprezzamento e riconoscimento per la “Torre del Cuore” di Salerno, in particolare per il lavoro svolto dal braccio destro di Di Benedetto, professor Severino Iesu.
A tal proposito, il professor Joseph Bavaria, dell’Università della Pennsylvania, uno dei cardiochirurghi più conosciuti ed autorevoli al mondo, nel campo della chirurgia aortica, nella sua presentazione sul ruolo emergente della chirurgia complessa dell’arco aortico, con tecnica FET, descrisse nei dettagli gli ottimi risultati del prof. Severino Iesu, definendoli eccellenti e migliorativi, rispetto a quelli storici, in tale procedura. Il docente americano si complimentò, quindi, pubblicamente col professore Severino Iesu e della sua équipe, evidenziando che i risultati erano stati già pubblicati sulla rivista internazionale “Journal of Cardiac Surgery”.
Purtroppo, come spesso succede in Italia, in particolare nel nostro Mezzogiorno, le eccellenze devono far posto alle mediocrità, per cui un dipartimento, che era un fiore all’occhiello di Salerno, è stato letteralmente “sfasciato” da una miopia politica. Addirittura, sono state inventate due cardiochirurgie, pur di favorire un predestinato, per cui, di fronte a tale arroganza di potere, l’équipe, con a capo Severino Iesu, è andata via dall’Ospedale, privando la “Torre Cardiologica degli Ospedali Riuniti San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno” di un straordinario gruppo di medici. Ovviamente, dopo le dimissioni, guarda caso, hanno raggiunto a Pineta Grande Hospital il loro gran capo, il prof. Giuseppe Di Benedetto, che, nel corso degli anni, come Responsabile U.O.C. CARDIOCHIRURGIA, ha creato un’altra struttura di eccellenza.
Va ricordato che Giuseppe Di Benedetto, nella qualità di Direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare del Pineta Grande Hospital, durante il XXII Corso Nazionale di Aggiornamento in Medicina Cardiovascolare, presentò le nuove tecniche di cardiologia interventistica, mirate a velocizzare i tempi di recupero per il paziente.
Mi sono soffermato e fatto riferimento al ricongiungimento del maestro, Giuseppe Di Benetto, e del suo allievo, Severino Iesu, al nuovo centro di eccellenza di cardiologia al Pineta Grande Hospital, anche per rendere un servizio alla comunità ed ai tanti ammalati che, dopo la partenza del duo Di Benedetto-Iesu da Salerno, in molti, rassegnati, pensavano di intraprendere il “viaggio della speranza” verso le strutture del Nord. Ma così non è, perché l’eccellenza salernitana si è trasferita, realizzando l’eccellenza campana al Pineta Grande Hospital. Con il ripristino del duo Di Benedetto – Iesu, la Cardiochirurgia di eccellenza campana è ripartita alla grande, quindi. E’ di questi giorni un delicato intervento al cuore del mio amico Michele, effettuato proprio dal prof. Severino Iesu, responsabile di Chirurgia Cardio-Toraco-Vascolare. I risultati sono buoni. Adesso, con un po’ di riabilitazione, Michele ritornerà alla vita normale in famiglia, evitandosi così un ulteriore viaggio della speranza, in altre parti d’Italia.
Nicola Nigro