“Fatti e fattacci anno per anno”, l’ultimo libro del giudice Di Lieto. Il mio amico, ha scritto un’altra perla per farci riflettere sulla classe politica e la nostra società

Quando gli abbiamo chiesto, qualche tempo fa, se “Guerra e Guerre con quel che segue” dovesse considerarsi l’ultimo suo libro, ci rispose così: “Mai dire mai”, e aveva ragione. Perché Michele Di Lieto, alla sua età, è nato il ’40 del secolo scorso, non cessa di stupirci. Ha pubblicato, infatti, e proprio in questi giorni, un nuovo volume, “Fatti e fattacci anno per anno”, che chiude un ciclo (sei libri, tutti editi dallo stesso Editore, Largolibro di Agropoli, tutti dedicati ad eventi del giorno per giorno) e coniuga analisi serrate e stile perfetto. Molteplici sono gli argomenti trattati: dai disastri ambientali agli infortuni sul lavoro, da Papa Francesco a Giorgia Meloni.

Per quanto riguarda i disastri, l’Autore si schiera con gli ambientalisti, “senza fanatismi”, attento alle ragioni degli altri nel tentativo di essere il più possibile obiettivo, secondo la regola che impone di “sentire l’altra campana” (ricordo autobiografico: l’Autore è stato magistrato). Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, Michele Di Lieto ripropone temi a lui cari: degli infortuni sul lavoro si è sempre occupato. Michele Di Lieto non si fida delle statistiche anche perché scarsamente si fida (è lui che lo dice) di tutto ciò che viene ridotto a numeri, a cifre: e segnala una grossa lacuna delle statistiche proprio in tema di infortuni, quando si fermano (gli infortuni e le statistiche) agli incidenti mortali (negli USA non meno di tre), e trascurano la miriade di incidenti non mortali, ma “gravi, gravissimi” come quando l’infortunio “provochi la perdita di un arto, o di un organo, o cento fratture” che uno “si porta addietro tutta una vita”. Sempre trattando gli infortuni, l’Autore non ha potuto seguire la strage di Firenze, il libro essendo già stampato, ha parlato di Brandizzo: eguale il numero dei morti, eguale l’orrore che hanno suscitato.  Conoscendo peraltro Michele Di Lieto (siamo amici di vecchia data), sono quasi sicuro che avrebbe preferito parlare dell’altra: che sembra avere, per noi che scriviamo, maggiore spazio di riflessione. La strage di Firenze, ma questo siamo noi a dirlo, obbedisce al canone classico dell’infortunio sul lavoro: quello che ti tronca la vita perché crolla una trave e fa crollare mezzo palazzo, travolgendo i poveri cristi che rimangono sotto (e sono in gran parte stranieri sfruttati). Ecco: di questo e d’altro si può discutere dopo aver letto il libro di Michele Di Lieto. Lo merita il libro, lo merita l’Autore. Complimenti. Ad maiora.

 

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