Franco di Mare: Una brutta malattia, ma soprattutto una brutta storia che coinvolge i colleghi Rai (un tempo, amici?), che hanno fatto i voltagabbana


Un nostro supporto di affetto a Franco Di Mare, per esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Il nostro direttore, Nicola Nigro, spesso ci racconta di quando ebbe il piacere di conoscerlo personalmente, un po’ di anni fa, in occasione di un convegno alla provincia di Salerno, in quella circostanza Franco Di Mare, ebbe parole di sostegno ed apprezzamento per i nostri due periodici “il Sud”_ Mezzogiorno d’Italia e “l’informatore” delle Autonomie locali.
Inoltre, sempre in quell’occasione, evidenzio che tali iniziative locali, con un respiro nazione, andavano salutate positivamente, perché contribuivano a far crescere non solo il territorio, ma ad accorciare il divario Nord-Sud.
Franco Di Mare aveva letto bene, relativamente al territorio, perché questo rapporto diretto ha consentito di mantenere in vita i giornali, ma anche il dibattito, tant’è che ancora, oggi, sopravvivano, anche se la pubblicazione avviene attraverso Web.
Pertanto, qui di seguito, vogliamo riportare qualche intervento di chi davvero ha espresso di voler bene a Franco Di Mare, colpito da mesotelioma.
Un tumore molto aggressivo che ha collegato (come si legge in una nota) alla sua attività di inviato di guerra e, quindi, di aver respirato tante particelle di amianto presenti nell’aria, una malattia che può avere un’incubazione lunghissima, fino a 30 anni.
Qui vogliamo anche evidenziamo l’amarezza di Franco Di Mare, verso alcuni suoi colleghi della RAI che non si sono “fatti trovare” e che, guarda caso, sono dirigente che lavoravano gomito a gomito con lui.
Da ciò alcune domande:
E’ un gruppo dirigente senza cuore?
Davvero c’è tanta disumanità in certi dirigenti Rai?
Quanto sopra, non può essere una testimonianza possibile,
visto che nessuno di loro ha dato risposta all’ e-mail, ai messaggio ed alle telefonate di Franco?
E’ meglio finirla qua, con gli interrogativi e, passiamo alle testimonianze sopra accennate.
Intanto facciamo a Franco Di Mare gli auguri di cuore da parte del direttore e di tutta la redazione, di una guarigione completa e perché no, un miracolo che si concluda, con un bel pranzo a ridosso dei Templi, sede di Radio Paestum, dove Franco Di Mare ripeterà le stesse belle parole pronunciate alla provincia verso il nostro lavoro e, magare ci scappa anche bell’abbraccio per lo scampato pericolo.
Certo siamo consapevoli che la battaglia è difficile, ma ciò è possibile perché Franco è un combattente che non si arrende mai, così come ha schivato le bombe Sarajevo, siamo certi che schiverà e sconfiggerà anche il tumore, perché alla fine le persone straordinarie vincono sempre, proprio per la loro caparbietà e capacità di guardare sempre, oltre la siepe.
Partiamo con uno stralcio dell’intervista al Corriere della Sera che trovate in allegata, unitamente ad altri contributi.
Iniziamo dal titolo dell’intervista al Corriere,
realizzata da Giovanna Cavalli:
Franco Di Mare: «Sono malato, ho un tumore tra i più cattivi. La Rai? Spariti tutti, sono indignato. E il palazzo di Viale Mazzini è pieno di amianto»

Giovanna Cavalli

Franco Di Mare, 69 anni, giornalista, inviato Rai, rivela di essere malato e di avere un mesotelioma:
«Da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce. La Rai non risponde alle mie mail»”.
«Perché a me?». Lei ha trovato la risposta.
«Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».
Ci ha scritto un libro che esce domani:
  «Le parole per dirlo» (Sem, Feltrinelli).
«Per raccontare le guerre fuori da me e quella dentro di me. Un piccolo dizionario esistenziale. Senza pietismo. È il mio testamento».
Scrive che questo male se l’è quasi andato a cercare.
«Senza volerlo, perché ero del tutto ignaro del pericolo, sotto quel cielo dei Balcani sempre grigio polvere. Respirando l’aria della notte, mentre dormivo su brandine infilate tra i cingoli dei carrarmati o nelle fabbriche sventrate. Ma era il mio lavoro».
Inviato di guerra.
«La prima volta che io e l’operatore Antonio Fabiani siamo partiti per Sarajevo, non avevamo che microfono, telecamera, cassette e batterie. Appena scesi dall’Hercules C-130 lui convinse un collega francese a vendergli un giubbotto antiproiettile a 200 dollari. Lo indossavamo a turno. Ce lo giocavamo a morra».
È sdegnato dai vertici Rai.
«Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ ad al capo del personale. Nessuna risposta».
Silenzio.
«Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Ero un dirigente come loro, direttore ad interim di Raitre. Gli ho scritto messaggi sul cellulare chiamandoli per nome: “Ho una malattia terminale”. Mi hanno ignorato. Ripugnante, dovrebbero vergognarsi. Peraltro il palazzo di viale Mazzini è pieno d’amianto. Sottovoce, ti sconsigliano di appendere quadri al muro».
E ha intorno tanti amici.
«Ci vogliamo bene. Vengono a cena. L’altra sera ho cucinato linguine alla salsa di pane con calamaretti spillo. Fame ne ho tanta, con tutto il cortisone che prendo. Gli oncologi mi hanno concesso un calice di vino rosso a sera».
Il calendario lo guarda?
«No, il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza, però sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me. E sono vivo per miracolo. Durante una sparatoria tra bande in Albania, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto perché mi sono chinato a prendere una batteria nella borsa. Mi ritengo un uomo fortunato».
Fabio Fazio, conduttore televisivo:
https://video.corriere.it/video-embed/5e6c3553-0a98-440d-b903-ff83089ecxlk?playerType=article    –  ( registrazione diretta Fazio-Di Mare)
«Che tempo che fa», ha raccontato della malattia che sta affrontando, un mesotelioma, tumore tra i più aggressivi>>.
Franco Di Mare parla del tumore e cita Boskov:
«Ho avuto una vita bellissima, ma finirà solo al fischio dell’arbitro»

Alessia Morandi

Alessia Morandi –Personaggio politico – Avvocato.
Deputata XVII XVIII – Legislatura
Stasera in Tv Franco Di Mare ha dato una grande lezione di dignità.
Fossi nei dirigenti Rai mi vergognerei molto.
“Tutta la Rai dopo la scoperta della malattia si è dileguata. Tutti i gruppi dirigenti. Io posso capire che esistano delle ragioni di ordine sindacale, legale. Ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio, che è un mio diritto. Io volevo chiedere ‘mi fate un elenco dei posti dove sono stato? Perché così posso chiedere cosa si può fare’. Sono

Gaetano Manfredi

spariti tutti. Quello che capisco meno è l’assenza sul campo umano. Quelle persone a cui davo del tu, sono sparite, si negavano al telefono, a me. Io davanti ad un atteggiamento del genere trovo solo un aggettivo: è ripugnante”
Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli
<< Quanto accaduto all’amico e straordinario giornalista Franco Di Mare, le sue parole, la sua grande dignità toccano il cuore. Da Napoli tutto il calore e la vicinanza che merita!»
Maurizio de Giovanni, scrittore «Una delle persone migliori che abbia conosciuto in tutta la mia vita, fierissimo di essere suo fraterno amico. Franco Di Mare, si’ ‘a vita mia»

Maurizio de Giovanni

Sandro Ruotolo, responsabile informazione e cultura PD
«Caro Franco Di Mare, sapevamo che stavi poco bene ma non sapevamo che avevi un mesotelioma, il tumore di chi respira amianto. Tu che sei stato nei teatri di guerra per la Rai, di amianto ne hai respirato tanto.

Sandro Ruotolo
Sandro Ruotolo

 La tua denuncia su come la Rai ti abbia lasciato solo è senza appello. La tua è una delle malattie che la giurisprudenza non ha dubbi a riconoscerla come professionale. La tua amarezz1-Franco Di Mare_ Corriere della Sera_ 2-Franco Di Mare_malattia e l’assenza della Rai. I vertici_Vicinanza e disponibilità_ 3-Chi è Franco Di Mare_ la carriera, la figlia Stella, la ex moglie e la nuova compagna 4-La malattia di Franco Di Mare_Corriere del Mezzogiorno a è la nostra amarezza. Il tuo lavoro da inviato come quello di tanti altri inviati di guerra da senso al servizio pubblico. Le tue dirette, le tue inchieste sono state le prove che non possono essere contestate. Caro Franco, ti siamo vicini, te lo dico a nome della comunità del Partito Democratico che rappresento come responsabile informazione e cultura. Hai detto che la Rai non risponde neanche alle tue e-mail. Sì, è ripugnante»

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