Il giudice Di Lieto ha scritto un nuovo libro: “I grandi della terra. I morti e i vivi”. Il volume permette di capirne di più sulle guerre e sul ruolo di Trump, Netanyahu e la “carneficina di Gaza”

Mai dire mai: così rispondeva Michele Di Lieto, magistrato votato alla scrittura, nostro vecchio amico,  a chi gli faceva i complimenti per l’ultimo libro pubblicato. Si tratta di “Abdullah migrante nero”, storia breve di una coppia mista, e chi parlava era convinto, per tante ragioni che non dico, che “Abdullah” con quel che segue non avrebbe avuto un seguito. Invece no. Il seguito c’è e sorprenderà più d’uno. Sta infatti per uscire il volume: “I grandi della terra. I morti e i vivi” (Largolibro editore, Agropoli, prossimamente in edicola).

E’ sempre un piacere leggere cose di Michele Di Lieto che ancora oggi si fa ammirare per la semplicità del suo stile e la varietà dei contenuti. Per questo ho letto il libro. Due sono i grandi, l’uno morto l’altro vivo. Il vivo è, e non poteva non essere che Donald Trump, il nuovo Presidente degli USA. L’Autore gli dedica tutta la  prima parte al libro. Analizza le prime mosse, prime in ordine di tempo, prime anche per i temi trattati, che hanno rivoluzionato il mondo economico e i rapporti fra uomini e Stati. Inevitabilmente il discorso è caduto sulle due guerre, quella russo ucraina e quella israeliano palestinese. E cade pure pesante la scure dell’Autore su Netanyahu, capo di Israele, per la “carneficina di Gaza” che sfiora, se non supera i limiti del genocidio. Altro argomento pure inevitabile è quello che riguarda il  “balletto” di voci, misure, dubbi e contraddizioni, una sorta di stop and go, che caratterizza l’opera tutta dei primi cento giorni di Trump. E qui basta per Trump, passiamo al grande che proprio in questi giorni ha cessato di vivere. Papa  Francesco.

Che  resta per Michele Di Lieto il Papa dei poveri, dei deboli, degli oppressi, un Papa “di sinistra”, che ha dedicato alla pace tutto se stesso, ha fatto della preghiera una regola di vita, ha invitato tutti alla preghiera e alla speranza che nasce dalla fede. Ma il tempo scorre veloce.

Alla morte subentra la vita. A Papa Francesco è subentrato papa Leone, del quale però l’Autore ha dato un giudizio non lusinghiero per quegli orientamenti (tradizionali nella dottrina della Chiesa) che papa Francesco sembrava aver superato.

Che dire di più? Che il libro, centosessanta pagine fitte, affronta problemi sociali tipici di uno Stato “allo sfascio”, per parlare di famiglia, di scuola, di sanità, di violenza giovanile, di carceri non solamente minorili. Sono tutti problemi che richiedono un mare di soldi, difficilmente conciliabile con un bilancio statale “scassato”: problemi e costi  che non possono essere  affrontati se non si accompagnano a riforme serie, prima fra tutte la riforma  fiscale. Non mancano le citazioni.

Così per esempio quando Michele Di Lieto riporta le parole di Joseph Stiglitz, economista statunitense, premio Nobel 2001, sostenitore della patrimoniale minima (2%) sui superricchi (tremila miliardari globali) che il grande economista (oggi ottantenne ma sempre in gamba) ancora considera “necessaria, fattibile e giusta”. Adesso basta. Anche con le citazioni. Mi auguro che questa recensione, e questo commento al lavoro di Michele Di Lieto non appaiano condizionati dal vecchio rapporto di amicizia. Ma il giudizio non può essere diverso.

Si tratta di un libro ricco di temi, spunti, motivi di riflessione, un libro piacevole a leggersi. Complimenti allo scrittore e, poiché mai dire mai, auguri per il prossimo libro. Con l’affetto di sempre.

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